Malattie rare – Emofilia, attività fisica ridotta o azzerata per la pandemia
“Quasi la metà dei pazienti intervistati non ha mai svolto alcun tipo di attività fisica. Tra marzo e ottobre 2020, il 34% di chi la praticava ha smesso. Un dato, che aumenta del 50% nei pazienti con una forma grave di emofilia. E chi non ha smesso, ha comunque ridotto gli allenamenti fino al 15% in meno rispetto a prima della pandemia
È questo il quadro preoccupante che emerge dall’indagine commissionata da Sobi sull’attitudine dei pazienti con emofilia verso l’attività fisica dall’inizio della pandemia. A non praticare sport sono soprattutto i più giovani. Che, nella fascia da 0 a 18 anni, arriva a toccare il 72% del totale degli intervistati. Scende, ma non di molto (48%), nella fascia tra i 19 e 40 anni, per poi stabilizzarsi dai 41 agli over 60 (63%).
In più, dall’indagine emerge che solo il 57% ha effettuato uno screening articolare nei nove mesi precedenti all’intervista. E, dato ancora più preoccupante, il 43% degli intervistati non lo ha mai fatto fino ad oggi. Dimenticando che lo screening articolare periodico e l’attività fisica sono elementi fondamentali per prevenire i danni articolari e i micro-sanguinamenti, non sempre evidenti, che nel tempo portano a perdita di funzionalità.
“L’attività fisica è fondamentale per mantenere un apparato muscoloscheletrico sano ed evitare il rischio di sovrappeso. Nei pazienti con emofilia, inoltre, le articolazioni e i muscoli non stimolati dall’attività fisica sono più a rischio di sanguinamenti…”
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Fonte: “Emofilia: attività fisica ridotta o azzerata a causa della pandemia. Indagine fa il punto”, PHARMASTAR