Malattie neuromotorie ed altre patologie croniche rare e non – Per la visita al museo ora c’è un avatar
“I pazienti affetti da malattie neuromotorie e disabilità di altra natura potranno comunicare, interagire e fare viaggi grazie a una tecnologia già presente in Italia in diverse Asl
POTER comunicare, interagire e addirittura visitare un museo a distanza, grazie a un avatar. È questa la nuova frontiera della robotica, che permetterà ai pazienti con gravissime difficoltà di movimento e di comunicazione di migliorare significativamente la loro qualità di vita.
A compiere questo passo in avanti è la startup italiana Liquidweb con il suo Brain Control AAC (Comunicazione aumentativa alternativa), una tecnologia non invasiva che legge gli impulsi neuronali e che permette ai pazienti completamente paralizzati a causa di incidenti o malattie neuromotorie, come per esempio Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), Sclerosi multipla e altre patologie, di poter comunicare, interagire, e migliorare così la loro qualità di vita. Un’innovazione tutta italiana, che da poco ha ricevuto anche l’autorizzazione per la copertura da parte del Sistema sanitario nazionale. E ad oggi è rimborsabile, e disponibile già in dieci Asl della penisola.
Visite al museo con un avatar
Oggi per un paziente completamente paralizzato è davvero impensabile riuscire a poter visitare un museo. “È una novità assoluta nel mondo della robotica”, spiega Pasquale Fedele, amministratore delegato e fondatore di Liquidweb. “L’applicazione robotica, che per ora stiamo validando, permetterà di gestire un avatar, come fosse un alter ego, a distanza per visitare un museo a Firenze e l’altro a Siena”. Il dispositivo robotico, che si basa sulla tecnologia Brain Control AAC, sarà di grande aiuto per i pazienti completamente o in parte paralizzati, e sarà disponibile, in uno dei due musei, entro dicembre.
La tecnologia
Brain Control è una tecnologia che si basa sul Machine learning e l’Intelligenza artificiale per l’interazione uomo-macchina. Si distingue, in particolare, per la modalità di interazione Brain Computer Interfaces (Bci), ossia la possibilità di far interagire direttamente il cervello con dispositivi digitali. Brain Control funziona tramite un semplice caschetto Eeg wireless collegato a un tablet, non è per nulla invasivo ed è in grado di intercettare stimoli cerebrali volontari legati a movimenti immaginati. Consentendo così al paziente di poter inviare comandi a diversi strumenti, come per esempio un comunicatore per la sintesi vocale, l’interruttore della luce, la tv.
“È una sorta di joystick mentale”, spiega Fedele. “Dopo un training di circa 40 minuti, in cui il dispositivo viene calibrato per adattarsi agli stimoli generati dal singolo paziente, il sistema propone diverse opzioni e il paziente le ascolta. Successivamente il paziente fa una selezione immaginando un movimento, per esempio quello di spingere in avanti”, spiega Fedele. “Inoltre, il dispositivo non richiede l’utilizzo della vista ed è quindi adatto a quei pazienti che non riescono più a muovere le palpebre o a vedere per vari motivi”.
Malattie neuromotorie ed altre patologie croniche
Oltre alle malattie neuromotorie, come la Sla, la distrofia muscolare di Duchenne, la sindrome di Rett e la sclerosi multipla, BrainControl è di grande aiuto anche per pazienti con ischemie cerebrali e traumi da incidenti stradali. “Sebbene oggi siano disponibili diversi dispositivi che sfruttano movimenti residui (come le pupille o altre parti del corpo), Brain Control Aac è uno strumento che permette di gestire il paziente e seguire con un’unica tecnologia le diverse fasi progressive della malattia”, aggiunge Fedele. “Nel caso dei traumi da incidenti stradali, differentemente da quanto avviene in una malattia neuromotoria che peggiora progressivamente, la condizione del paziente può essere all’inizio più grave e via via migliorare. E, nel caso in cui ci verifichino miglioramenti, il dispositivo può utilizzare diversi sensori biometrici, come accelerometri, infrarossi, puntatori oculari, che intercettano movimenti dell’occhio, della voce o residui movimenti muscolari, come palpebre o mani, adatti quindi a pazienti meno gravi”.
Già nelle Asl
Nell’ultimo anno la tecnologia, che ha un costo di circa 20mila euro ed è certificata come dispositivo medico CE, è stata anche autorizzata per la copertura da parte del Sistema sanitario nazionale, ed è quindi rimborsabile. Ad oggi, infatti, viene utilizzata da circa 70 pazienti sia in Italia che all’estero…”
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Fonte: “Sla, per la visita al museo ora c’è un avatar”, Medicina e Ricerca – La Repubblica