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Depressione – Farmaci più efficaci grazie ad una maggiore plasticità neurale

Potrebbe essere questa la chiave per trattare efficacemente tutte quelle persone, circa un terzo dei 322 milioni di pazienti a livello mondiale, che non rispondono come dovrebbero agli antidepressivi serotoninergici

11 SET – Potenziare l’effetto degli antidepressivi stimolando la plasticità neuronale. Potrebbe essere questa la chiave per trattare efficacemente tutte quelle persone, circa un terzo dei 322 milioni di pazienti a livello mondiale, che non rispondono come dovrebbero agli antidepressivi serotoninergici. E’quanto è emerso da uno studio preclinico condotto da Igor Branchi e Silvia Poggini presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), e presentato per la prima volta al 32° Congresso dello European College of Neuropsychopharmacology (ECNP) svoltosi in questi giorni a Copenaghen.

“Il nostro lavoro – afferma Igor Branchi, del Centro di riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute mentale (SCIC) – mostra come neuroplasticità e infiammazione cerebrale siano interdipendenti, ovvero come fenomeni di neuroplasticità, quali la formazione di nuove connessioni tra le cellule del cervello, necessari per l’effetto benefico degli antidepressivi, siano possibili solo quando l’infiammazione è mantenuta all’interno di uno specifico intervallo fisiologico di valori.

In una prima fase, gli studiosi hanno somministrato in un modello preclinico di depressione uno dei più comuni antidepressivi, la fluoxetina (conosciuta con il nome commerciale Prozac), in grado di aumentare la neuroplasticità, e hanno dimostrato come tale aumento sia associato a un cambiamento dei livelli di espressione di marker infiammatori. Infatti, quando i soggetti sperimentali erano sottoposti per tre settimane a un ambiente stressante, che causa un’attivazione della risposta immunitaria, il trattamento con la fluoxetina riduceva i livelli di infiammazione.  Quando invece erano esposti ad un ambiente favorevole, associato a un’azione anti-infiammatoria, il trattamento con fluoxetina induceva livelli più alti di infiammazione. In una seconda serie di esperimenti preclinici, i ricercatori hanno somministrato lipopolisaccaride, una molecola in grado di scatenare la risposta immunitaria, o ibuprofene, un farmaco con effetti anti-infiammatori, modificando i livelli di infiammazione…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Depressione. Studio preclinico Iss: “Farmaci più efficaci grazie ad una maggiore plasticità neurale”

Tratto da: https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=76766