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Cardiomiopatia dilatativa – Nuove possibilità terapeutiche dalla riprogrammazione di cellule staminali

Roma, 29 agosto 2019 – Nel numero del 23 agosto della rivista Journal of Cell Biology, i ricercatori Chiara Mozzetta, dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibpm, Roma) e Francesco Saverio Tedesco della University College London (UK) hanno pubblicato un loro commento su “Nuove possibilità di comprensione e cura della cardiomiopatia dilatativa (DCM) dalla riprogrammazione di cellule staminali”.

La DCM, chiamata anche “laminopatia”, è una patologia genetica delle cellule muscolari cardiache causata da mutazioni nel gene LMNA (che codifica per una proteina della lamina nucleare, Lamin A/C). La laminopatia cardiaca è caratterizzata dall’insorgenza precoce (tra i 30 e i 40 anni) di anomalie nella conduzione elettrica tra le cellule cardiache e/o dalla comparsa di aritmie maligne (es. fibrillazione atriale e tachicardia ventricolare) che possono portare a morte improvvisa. Tuttavia, non si conosce il meccanismo che collega le mutazioni in LMNA all’aumento di aritmogenicità.

L’analisi parte da un recente studio del gruppo di Charles Murry dell’Università di Washington (Bertero et al., 2019), che ha utilizzato cardiomiociti, ottenuti da cellule staminali riprogrammate (induced-pluripotent stem cells, o iPSCs) da pazienti affetti da cardiomiopatia dilatativa. Sebbene sia noto da diversi anni che mutazioni nel gene LMNA causino patologie a carico del tessuto muscolare cardiaco e scheletrico, il meccanismo molecolare alla base di questi difetti è rimasto a lungo sconosciuto.

La Lamin A/C fornisce supporto strutturale al nucleo delle cellule, in cui è contenuto il nostro genoma, e partecipa alla regolazione tri-dimensionale del genoma stesso. Quest’ultimo, associandosi a diverse proteine presenti nel nucleo delle cellule, si organizza in particolari strutture, i cosiddetti Topologically-Associated Domains (TADs). Da qui la necessità di capire se le mutazioni in LMNA, riscontrate nei pazienti, possano influire sulla regolazione dei TADs e sui difetti dell’espressione dei geni.

La pubblicazione mette in evidenza le importanti novità rese possibili grazie all’uso dei cardiomiociti riprogrammati da pazienti affetti da DCM. Oltre a indurre difetti di espressione genica, riconducibili all’incapacità dei TADs di assemblarsi correttamente, l’assenza di una Lamin A/C funzionale potrebbe generare una aberrante espressione di geni, causa dei difetti clinici nelle proprietà elettriche dei cardiomiociti dei pazienti.

La riprogrammazione delle cellule staminali e la progettazione di nuove terapie
Poiché evidentemente non sarebbe possibile prelevare cardiomiociti direttamente dai pazienti, il cardine fondamentale per queste scoperte e per altre rilevanti patologie è proprio nell’uso delle iPSCs, cellule somatiche che possono invece essere facilmente ottenute da pazienti con mutazioni specifiche in un particolare gene (in questo caso LMNA), e che possono essere indotte a differenziare in cellule cardiache in vitro…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Cardiomiopatia dilatativa, nuove possibilità terapeutiche dalla riprogrammazione di cellule staminali”, insalutenews

Tratto da: https://www.insalutenews.it/in-salute/cardiomiopatia-dilatativa-nuove-possibilita-terapeutiche-dalla-riprogrammazione-di-cellule-staminali/