Sclerosi multipla recidivante-remittente (RRSM), confronto efficacia tra natalizumab e fingolimod
“Natalizumab e fingolimod si sono dimostrati entrambi molto efficaci nel trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente (RRSM) in uno studio ‘real-world’ multicentrico italiano. Lo dimostrano i risultati pubblicati online su “Multiple Sclerosis and Related Disorders”
ve con un insorgenza aggressiva della malattia, le agenzie regolatorie e hanno approvato la prescrizione di farmaci di seconda linea, rappresentati da natalizumab, fingolimod e, più recentemente, da altre molecole» ricordano gli autori, guidati da Erica Curti, dell’Unità di Neuroscienze dell’Università di Parma.
«Tuttavia», continuano, «non sono disponibili linee guida chiare riguardo al posizionamento in terapia. Nella pratica clinica, gli esperti in sclerosi multipla (SM) devono valutare attentamente il rapporto beneficio/rischio correlato alle DMT, considerando principalmente il rischio di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) nei pazienti sieropositivi al virus John Cunningham (JCV) trattati con natalizumab e le complicanze infettive, cardiache, oculari e dermatologiche in quelli trattati con fingolimod».
«Sia natalizumab sia fingolimod sono altamente efficaci nel trattamento della RRSM» ribadiscono, ma «in assenza di trial ‘testa a testa’, alcuni studi osservazionali hanno confrontato la loro efficacia con risultati contrastanti» aggiungono.
Obiettivo dei ricercatori italiani è stato dunque quello di indagare l’efficacia di natalizumab e fingolimod in una coorte di pazienti con RRSM in uno studio osservazionale retrospettivo. A tale scopo, Curti e colleghi hanno incluso tutti i pazienti consecutivi con RRSM che avevano iniziato il trattamento con natalizumab o fingolimod in tre centri italiani per la SM con un follow-up a 24 mesi e hanno analizzato i dati clinici e di risonanza magnetica (RM) cerebrale dopo abbinamento per punteggio di propensione (PS).
Differenze emerse in termini di regressione della disabilità e NEDA-3 a 2 anni
«Dopo il matching 1: 1 per PS» spiegano gli autori «abbiamo mantenuto 102 pazienti in entrambi i gruppi, con caratteristiche simili al basale». Dopo 24 mesi, scrivono i ricercatori, anche se entrambi i farmaci sono risultati altamente efficaci, i pazienti trattati con natalizumab hanno fatto registrare un minore rischio di recidiva (HR: 0,59; IC al 95%: 0,35-1,00, p = 0,048) e tempo superiore alla prima ricaduta…”
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Fonte: “SM recidivante-remittente, confronto italiano di efficacia real-world tra natalizumab e fingolimod”, PHARMASTAR