Colesterolo buono – Crolla il mito
“Colesterolo ‘buono’, ma non troppo. Uno studio americano presentato al Congresso della Società europea di cardiologia Esc, che si è aperto il 25 agosto a Monaco di Baviera in Germania, smonta il mito del grasso Hdl amico di cuore e arterie
“Tradizionalmente i medici hanno detto ai loro pazienti che più ce n’è meglio è. Ma i dati della nostra ricerca e di altre dicono che non è così”, avverte l’autore Marc Allard-Ratick, della Emory University School of Medicine di Atlanta negli Usa. Il suo team ha infatti scoperto che livelli molto alti di Hdl aumentano il rischio di attacchi cardiaci o morte per cause cardiovascolari : quando superano i 60 milligrammi per decilitro di sangue , il pericolo di infarti o decessi cresce del 50% circa rispetto a quando sono compresi fra 41 e 60 mg/dL. Addio quindi al “mantra del colesterolo buono”, lo definisce Allard-Ratick. E’ buono, ma a quanto pare non sempre e non per tutti.
La sigla Hdl sta lipoproteine ad alta densità, considerate protettive (al contrario del colesterolo ‘cattivo’ Ldl, lipoproteine a bassa densità) perché incaricate di ‘smaltire’ il colesterolo, cioè di trasportarlo dal sangue e dalle pareti arteriose dei vasi al fegato, da dove viene poi eliminato dall’organismo. Chi presenta bassi livelli di colesterolo Hdl ha un rischio maggiore di aterosclerosi e patologie cardiovascolari, ma sugli effetti di livelli molto alti di Hdl restavano dei dubbi.
LO STUDIO – Il lavoro presentato all’Esc 2018 è stato condotto nell’ambito dell’Emory Cardiovascular Biobank, analizzando la relazione fra i livelli di colesterolo Hdl e rischio di infarto e morte in quasi 6 mila persone (5.965, età media 63 anni, 35% donne), in gran parte cardiopatiche. I partecipanti sono stati divisi in 5 gruppi in base alle concentrazioni di Hdl nel sangue: meno di 30 mg/dL, 31-40 mg/dL; 41-50 mg/dL; 51-60 mg/dL, più di 60 mg/dL. Durante un follow-up mediano di 4 anni, il 13% degli esaminati (769) ha avuto un attacco di cuore o è morto per cause cardiovascolari.
Gli studiosi hanno calcolato che i pazienti con colesterolo Hdl fra 41 e 60 mg/dL erano quelli a rischio minore, mentre le probabilità di infarto/decesso risultavano aumentate sia fra chi aveva livelli bassi di Hdl (sotto ai 41 mg/dL) sia fra chi li aveva molto alti (sopra ai 60 mg/dL). In quest’ultimo gruppo, il pericolo di attacco di cuore o morte cresceva appunto del 50% rispetto ai gruppi 41-60 mg/dL. Come a dar ragione al detto secondo cui “la virtù sta nel mezzo“.
Le associazioni concentrazione di Hdl-rischio cardiovascolare sono state confermate anche al netto di possibili fattori confondenti (diabete, abitudine al fumo, livelli di Ldl, consumo di alcol, etnia, sesso).
COSA DICE L’ESPERTO – I nuovi dati – sottolineano gli autori – supportano quelli già arrivati da numerosi studi su ampie popolazioni, fra cui una recente pubblicazione che ha rilevato un aumento della mortalità cardiovascolare e per tutte le cause quando il colesterolo Hdl raggiunge livelli estremamente elevati.
Insomma, per i cardiologi “potrebbe essere il momento di cambiare la nostra visione del colesterolo buono”, considerandone anche l’altra faccia, più insidiosa. “…”
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Fonte: “Crolla il mito del colesterolo buono”, adnkronos