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Trauma psicologico – È indelebile e frammenta personalità di chi lo ha vissuto

“Il trauma psicologico ha la caratteristica di essere non-metabolizzabile dalla mente, e di non essere soggetto a «decadimento»: rimane cioè stabile nel ricordo, immutato. Di solito quando si parla di trauma si parla di un singolo evento estremamente traumatico per la persona che lo vive, in cui ci sia di mezzo una reale minaccia di vita per sé o per i propri familiari.  

Non a caso infatti la sindrome da stress post traumatico (PTSD) venne teorizzata a seguito delle osservazioni compiute su reduci alla fine della I guerra mondiale (la definizione iniziale del disturbo era infatti «Stress da Granata», «Shell Shock», a indicare il trauma di vivere da vicino bombardamenti o situazioni di guerriglia civile).

Il trauma  si installa dunque nei pensieri del soggetto e lo disturba continuamente in modo intrusivo, creando una discontinuità non solo a livello di mantenimento dell’attenzione (non riusciamo a lungo a mantenere il focus dell’attenzione su un determinato compito, poiché distratti dall’interno da flashback che ci riportano all’evento traumatico), ma anche, a volte, una discontinuità nella trama della coscienza, attraverso sintomi chiamati dissociativi.

I sintomi dissociativi producono una frammentazione nella continuità della coscienza: uno dei più importanti luminari a proposito di queste tematiche, Onno Van Der Hart, nella sua opera principale «Fantasmi nel Sé» (mal tradotto dal più efficace inglese «The Haunted Self», ovvero «il sé infestato»), sostiene che a seguito di un evento traumatico la personalità di un individuo possa arrivare a frammentarsi in due o più parti:

1) La parte colpita dal trauma rimane secondo Van Der Hart bloccata e tramortita dal colpo subìto, e depositaria di tutte le paure e del senso di terrore -memorizzato anche a livello somatico – senza nome sperimentato quando il trauma avvenne; l’autore la definisce «parte emozionale».

2) Esiste poi una seconda parte che fa sì che la persona continui a sopravvivere e a funzionare in modo sufficientemente organizzato, che Van Der Hart chiama «parte apparentemente normale», che, pur svuotata della capacità di emozionarsi, trascina l’individuo nel progredire della sua vita «come se» le cose fossero rimaste le stesse. Questa parte ha un valore adattivo perchè permette alla persona di non soccombere a seguito del trauma, e di mantenere un certo controllo.

Secondo Van Der Hart, a seguito del trauma, ogni indizio che richiami alla memoria il trauma, diverrà un potenziale innesco delle emozioni sperimentate in luogo del trauma vissuto: la vita del soggetto, dunque, si modella nel tentativo di evitare ogni possibile contatto con ciò che potrebbe innescare la memoria traumatica. Saranno dunque evitamenti di situazioni, luoghi, persone, atmosfere, dettagli potenzialmente evocativi.

Ma saranno anche pensieri, ricordi, luoghi o eventi «mentali», a indicare che il soggetto diverrà un evitante anche «interiore».

Van Der Hart coi suoi «Fantasmi nel Sé» ha riproposto qualcosa che d’altra parte già Pierre Janet, agli inizi del ’900, aveva anticipato, purtroppo oscurato dalle teorie di Freud allora così in voga…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Il trauma psicologico? È indelebile e frammenta la personalità di chi lo ha vissuto”, LA STAMPA SALUTE

Tratto dahttp://www.lastampa.it/2018/03/23/scienza/benessere/il-trauma-psicologico-indelebile-e-spacca-in-due-la-personalit-di-chi-lo-ha-vissuto-zDD4Gpn0UhMw0V60UWOVOM/pagina.html