Glaucoma – Arriva la molecola che ne rallenta la progressione
È la seconda causa di cecità nei Paesi industrializzati, solo in Italia ruba la vista a un milione di pazienti: il glaucoma, non a caso ribattezzato il «ladro silente della vista», è una patologia insidiosa, sempre più diffusa, per la quale al momento non esiste una cura risolutiva. Ma accanto e insieme ai rimedi terapeutici consolidati, ecco che si affaccia un’ulteriore arma terapeutica per gli specialisti che cercano di tenere a bada il fenomeno, rallentandone la progressione in modo da garantire la miglior qualità della vita per il più lungo periodo di anni possibile ai loro pazienti: si chiama citicolina ed è una molecola che in studi recenti ha mostrato risultati promettenti.
In particolare, gli esiti migliori sono stati indicati da uno studio multicentrico condotto in Italia e coordinato dal Professor Luca Rossetti, della Clinica Oculistica dell’Università San Paolo di Milano.
La citicolina è una molecola già ampiamente nota per il trattamento di alcune patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson, l’ictus e la demenza; le più recenti modalità di somministrazione hanno però suscitato un crescente interesse proprio verso il glaucoma. Per questo, il Ministero della Salute ha autorizzato la registrazione di una formulazione a base di citicolina in soluzione orale e ad alta biodisponibilità come «AFMS», cioè «Alimento a fini medici speciali», con indicazione glaucoma. È un prodotto da utilizzare sotto controllo medico, che ove indicato, può affiancare la terapia ipotensiva nei pazienti stabilizzati da un punto di vista pressorio, ma con progressiva riduzione del campo visivo. «Si tratta – conferma Rossetti – del primo neuroprotettore indicato per il trattamento dei pazienti glaucomatosi».
L’azione della citicolina avviene attraverso il reintegro dei fosfolipidi delle membrane cellulari danneggiate dal danno pressorio e mediante la stimolazione della sintesi di due importanti neurotrasmettitori coinvolti nella visione: dopamina e acetilcolina. Il risultato certificato oggi nasce da un’intuizione di 30 anni fa: quando la Clinica Oculistica dell’Università «La Sapienza» di Roma intuì, prima al mondo, il suo possibile ruolo nei pazienti glaucomatosi e ne ipotizzò l’effetto nel ridurre l’evoluzione del danno.
Da allora, la ricerca scientifica mondiale continua a cercare un rimedio: il migliore finora sono i farmaci in collirio, efficaci nel ridurre la pressione oculare. Non di rado, tuttavia, neppure le gocce riescono a ridimensionare il problema. Per quanti vedono in modo sempre più ristretto o a «macchie di leopardo», restano rimedi secondari: chirurgia o laser. Parliamo di un paziente su cinque, un 20 per cento che continua comunque a peggiorare, esponendosi al rischio concreto di perdere del tutto la vista.
Studi istologici e di imaging in vivo, hanno dimostrato che in presenza di glaucoma non viene danneggiato solo il nervo ottico, ma l’intera via ottica è coinvolta da un processo neurodegenerativo, con danni a carico di strutture cerebrali quali il nucleo genicolato e la corteccia visiva, sede dell’area visiva primaria. Ricerche ancor più recenti hanno accertato che in alcuni pazienti glaucomatosi si assisterebbe anche a una progressiva compromissione strutturale e funzionale di zone cerebrali che non avrebbero a che fare con la visione. Questo fenomeno, denominato «degenerazione transinaptica», secondo gli scienziati sarebbe proprio il processo da cui scaturirebbe l’allargamento del «danno» glaucomatoso…”
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Fonte: “Glaucoma, arriva la molecola che ne rallenta la progressione”, LA STAMPA SALUTE