Ivabradina – Conferme real life di efficacia e sicurezza long-term
“Ivabradina, farmaco indicato per controllare la frequenza cardiaca in pazienti con scompenso cardiaco cronico (CHF) e ridotta frazione d’eiezione ventricolare sinistra (LVEF) trattati in modo ottimale, è risultata efficace e ben tollerata nei pazienti con CHF che sono stati osservati nella pratica clinica di una clinica ambulatoriale in Germania durante un anno di trattamento. Il dato “real life” proviene da uno studio pubblicato sull’International Journal of Cardiology
«Il peggioramento del CHF è associato a frequenti ospedalizzazioni, i cui costi elevati influenzano ulteriormente le spese sanitarie» premettono gli autori, coordinati da Christian Zugck, della Clinica Ambulatoriale di Medicina Interna ‘Steiner Thor’, a Straubing (Germania).
«La terapia medica ottimale del CHF con ridotta LVEF raccomandata dalle linee guida per l’insufficienza cardiaca comprende la somministrazione di un ACE-inibitore, un beta-bloccante e un antagonista del recettore dei mineralcorticoidi» ricordano Zugck e colleghi.
Frequenza cardiaca pari o superiore a 70 bpm: fattore di rischio
«Inoltre» aggiungono «è stato dimostrato che la frequenza cardiaca elevata è un fattore di rischio indipendente nel CHF e l’aggiunta oltre a questi farmaci di ivabradina – che agisce riducendo la frequenza cardiaca – è supportata dalle attuali guide europee con una raccomandazione di classe IIa (livello di prova: B) per pazienti con insufficienza cardiaca sistolica e frequenza cardiaca pari o superiore a 70 bpm»…”
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Fonte: “Ivabradina, conferme real life di efficacia e sicurezza long-term su pazienti ambulatoriali”, PHARMASTAR