Ictus – In Italia mancano 100 stroke unit (su 300)
“Si chiama ‘trombectomia intracranica’ ed è una tecnica all’avanguardia, sicura e in grado di ridurre la disabilità residua dopo un ictus. Questo sistema ‘libera’ i vasi ostruiti attraverso una procedura percutanea, ed è oggi una valida alternativa alla trombolisi con farmaci anche perché ha una finestra di intervento più lunga, fino a 16/24 ore dalla comparsa dei sintomi in pazienti adeguatamente selezionati con studio di perfusione, contro le 4,5-9 ore al massimo della trombolisi endovenosa. Una differenza di tempo fondamentale per i pazienti
Purtroppo però, oggi, in Italia, vengono sottoposti all’intervento meno di 4 pazienti su dieci, fra coloro che ne avrebbero l’indicazione, perché sono ancora troppo poche le Unità Neurovascolari dove è possibile utilizzare la trombectomia: per garantire terapie adeguate a tutti i pazienti servirebbero 300 Stroke Unit in tutta Italia, ma tuttora ce ne sono soltanto 190. Lo denunciano gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) durante la prima edizione del convegno Rome Peripheral Intervention, a Roma il 17 e 18 giugno, sottolineando che c’è anche una distribuzione molto disomogenea dei Centri Ictus presenti in Italia: l’80% si trova al Nord, una situazione che penalizza i pazienti del Centro e Sud Italia e che contribuisce a spiegare perché oggi meno della metà delle vittime di ictus riceva un trattamento tempestivo e adeguato.
“L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo, la seconda causa di demenza e la terza causa di mortalità nei paesi occidentali – spiega Giovanni Esposito, presidente GISE –. In Italia si registrano ogni anno poco più di 100 mila casi di ictus, dei quali circa un terzo porta al decesso nell’arco di un anno e circa un terzo a invalidità seria o significativa: oggi quasi un milione di italiani convive con le conseguenze invalidanti di un ictus cerebrale, sempre più irreversibili e gravi all’aumentare del tempo trascorso prima di un intervento che elimini l’occlusione di un’arteria cerebrale. Questo evento, che interrompe il flusso di sangue a un’area più o meno vasta del cervello ed è causa di circa l’80% dei casi di ictus, può essere risolto con una trombolisi, ovvero con farmaci specifici che ‘sciolgano’ il coagulo, o con la trombectomia, un intervento di rivascolarizzazione che si esegue per via percutanea, attraverso l’inserimento di speciali cateteri per via femorale”…”
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Fonte: “Centri per l’ictus, in Italia mancano 100 stroke unit (su 300)”, PHARMASTAR