Malattie rare – Arterite cellule giganti, tocilizumab, associato a prednisone riduce di sei volte il rischio di insuccesso terapeutico
“Il trattamento con tocilizumab, associato a prednisone, si lega ad una riduzione pari a 6 volte del rischio di insuccesso terapeutico nei pazienti affetti da arterite delle cellule giganti. I rischi maggiori, invece, si hanno nelle pazienti di sesso femminile e trattate con prednisone in monoterapia. Inoltre l’utilizzo in partenza di dosi più basse di prednisone e alterazioni di alcuni outcome riferiti dai pazienti si legano a mancata risposta al trattamento con tocilizumab. Queste le conclusioni principali di uno studio di recente pubblicazione su ARD, condotto da ricercatori Usa
Razionale e disegno dello studio
“Alcuni studi hanno esplorato i fattori associati con la ricaduta di malattia nei pazienti con GCA trattati solo con GC – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – Tra i fattori predittivi di insuccesso terapeutico identificati abbiamo il sesso di appartenenza, alcune caratteristiche cliniche all’insorgenza di malattia (es: sintomi di polimialgia reumatica, forte risposta infiammatoria sistemica e perdita di peso), il riscontro di alcune comorbilità (es: diabete) e un innalzamento dei livelli sierici di alcuni citochine proinfiammatorie (es: IL-6 e TNF-alfa)”.
“Ciò premesso – continuano i ricercatori – finora non è stato ancora identificato un fenotipo tipico associato con l’insuccesso della terapia, e i risultati ottenuti in alcuni studi non sono stati sempre replicati in tutti gli altri. Per contro, non si sa ancora nulla sui determinanti di recidiva di malattia nei pazienti trattati con tocilizumab. Tale limite, associato con l’inaffidabilità dei livelli di CRP e di VES per il monitoraggio dell’attività di malattia ottenuto con il blocco di IL-6 rende molto complicata la gestione dei pazienti affetti da arterite delle cellule giganti trattati con tocilizumab (GCA)…”
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Fonte: “Arterite cellule giganti, tocilizumab, insieme a prednisone, riduce di sei volte il rischio di insuccesso terapeutico”, PHARMASTAR