Malattie rare – Insufficienza intestinale cronica benigna con sindrome da intestino corto, i benefici derivanti dalla chirurgia
“Una recente revisione della letteratura del gruppo SIGENP coordinato dalla Dr. ssa Antonella Diamanti responsabile UO Nutrizione Artificiale Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Resp. Comitato Scientifico dell’Associazione “Un Filo per la Vita Onlus” che ha coinvolto i Centri Italiani che seguono bambini con insufficienza intestinale ha voluto valutare il ruolo della ricostruzione autologa chirurgica confrontata con la storia naturale dell’intestino corto
Sindrome dell’Intestino corto: quando operare
La Sindrome dell’Intestino corto rappresenta la causa più comune di Insufficienza intestinale in età pediatrica ed è dovuta ad un’estesa resezione intestinale a seguito di malformazioni congenite o patologie insorte successivamente alla nascita, quali atresia intestinale, volvolo, agangliosi totale, enterocolite necrotizzante, insufficienza vascolare mesenterica, tumori, traumi addominali.
Il tratto di intestino residuo non sarà più capace di assorbire sufficienti quantità di macronutrienti, acqua ed elettroliti, per cui si rende necessaria un’alimentazione in vena, chiamata “Nutrizione Parenterale”. Con il passare del tempo, l’intestino tende a modificarsi per potersi adattare a questa nuova condizione, fino a rendere possibile lo “svezzamento”, ossia la sospensione della Nutrizione Parenterale e il ripristino di una alimentazione esclusiva per bocca.
In alcuni individui, tali modifiche possono comportare dilatazione intestinale e successivamente alterazioni della motilità e stasi, che promuovono lo sviluppo di un’eccessiva crescita batterica nel piccolo intestino, responsabile di malassorbimento, infezioni sistemiche e compromissione epatica.
La chirurgia ricostruttiva gastrointestinale autologa dell’intestino residuo sta assumendo, in questo contesto, un ruolo sempre più importante in quanto, aumentando la lunghezza dell’intestino e la superficie della mucosa, facilita i processi di adattamento dell’intestino e riduce la dilatazione intestinale, prevenendo l’eccessiva crescita batterica. Diversi sono gli interventi utilizzati, i più comuni sono l’allungamento intestinale longitudinale, l’allungamento intestinale a spirale e l’enteroplastica seriale trasversa.
L’intervento può determinare reali benefici? In quali termini
Una recente revisione della letteratura condotta dalla Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione ha rivelato che la chirurgia non offre reali vantaggi né sulla probabilità di svezzamento dalla Nutrizione Parenterale, né sull’età in cui lo svezzamento viene effettuato.In altri termini, la percentuale di svezzamento nei pazienti operati è simile a quella dei pazienti non operati. Tra l’altro, la chirurgia è gravata da alcune complicanze come ostruzioni, infezioni, aderenze addominali, fistole tra intestino e cute…”
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Fonte: “Insufficienza intestinale cronica benigna con sindrome da intestino corto: quali benefici con la chirurgia?”, PHARMASTAR