Tumore al polmone – Nei pazienti con PD-L1 ≥50% l’inibitore di PD-1 cemiplimab aumenta la sopravvivenza
“Pubblicati su The Lancet i risultati di uno studio registrativo disegnato per valutare l’utilizzo dell’inibitore di PD-1 cemiplimab rispetto alla chemioterapia standard (doppietta a base di platino) in pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico che esprimono PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali
I dati erano stati presentati nel 2020 al Congresso dell’ESMO e sono alla base dei dossier in valutazione da parte delle agenzie regolatorie in diversi Paesi nel mondo, tra cui Ema e Fda.
Cemiplimab è un anticorpo monoclonale completamente umano indirizzato al recettore del checkpoint immunitario PD-1 sulle cellule T.
“Cemiplimab si è dimostrato superiore nell’aumentare la sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia, nonostante circa tre quarti dei pazienti sia passato al trattamento con cemiplimab (crossover) a seguito della progressione della malattia con la chemioterapia. Cemiplimab ha ridotto il rischio di morte nella popolazione complessiva dello studio registrativo e, in una percentuale maggiore, nei pazienti con un’espressione confermata di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali” afferma Ahmet Sezer, Professore presso il Dipartimento di Oncologia Medica della Başkent University di Adana, Turchia e uno degli sperimentatori nello studio.
“Si conferma come oggi il trattamento immunoterapico sia più efficace della chemioterapia tradizionale, soprattutto nei pazienti che iperesprimono PD-L1. Benché altri studi in precedenza abbiano prodotto simili risultati, la grande importanza di questo studio risiede nelle modalità con cui i pazienti sono stati selezionati. Si tratta, infatti, di pazienti che avevano caratteristiche molto simili a quanto normalmente si osserva nella nostra pratica clinica quotidiana, come i pazienti con metastasi encefaliche pretrattate e stabili, che purtroppo rappresentano una quota rilevante dei casi, i pazienti con malattia localmente avanzata non candidabili a chemioradioterapia definitiva o pazienti con malattie infettive come le epatiti o l’HIV, in passato esclusi dalle sperimentazioni o scarsamente rappresentati e per i quali esistevano pochi dati sul ruolo e sui rischi dell’immunoterapia” conclude il dottor Federico Cappuzzo, Direttore Oncologia Medica 2 dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma…”
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Fonte: “Tumore al polmone, cemiplimab aumenta la sopravvivenza nei pazienti con PD-L1 ≥50%. Studio sul Lancet”, PHARMASTAR