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Sclerosi multipla – Nuove opportunità d’uso dell’interferone beta 1a

È stato il primo farmaco ad essere stato approvato per il trattamento della sclerosi multipla (SM), eppure l’interferone-beta-1a (IFN ß-1a) sc rimane attuale per la sua versatilità d’uso e per le molteplici e nuove opportunità di impiego nel percorso terapeutico.  Di questi argomenti si è parlato in un simposio che si è svolto durante il recente congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN 2020)

«Nelle relazioni» premette la Prof.ssa Maria Pia Amato, dell’Università degli Studi di Firenze, comoderatrice del simposio, insieme alla Prof.ssa Simona Bonavita, dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli, «si tratterà il meccanismo d’azione dell’IFN ß-1a, con un focus sulla sua attività antivirale, nota da tempo ma quanto mai rilevante nell’attuale situazione pandemica. Si svolgerà poi un “viaggio del paziente” attraverso  l’esposizione di casi clinici, analizzando le tappe principali dell’esperienza di malattia e affrontando temi importanti come quelli del family planning e delle possibilità d’uso in età pediatrica adolescenziale e nel paziente anziano fragile».

1) Meccanismo d’azione dell’IFN ß-1a

1a) L’immunomodulazione e il ruolo antivirale
«Non solo le  cellule immunitarie ma molti tipi cellulari sono in grado di  riconoscere i patogeni quando questi entrano in contatto con il nostro organismo, attraverso alcuni recettori tra cui i toll-like receptor» afferma la dr.ssa Alice Laroni dell’Università di Genova.

«Quando avviene per esempio che un virus a RNA invade la  cellula, i toll-like receptors si attivano ciò porta a sua volta all’innesco di diversi pathways intracellulari determinando l’induzione, per esempio, del fattore di trascrizione  NF-kb il quale promuove l’espressione di geni che codificano per molecole proinfiammatorie ma anche per la produzione di IFN di tipo 1». Gli IFN di tipo 1, spiega, inducono uno  stato antivirale promuovendo l’espressione  di geni che codificano per proteine che inibiscono la sintesi virale, degradano gli acidi nucleici virali o inibiscono l’assemblaggio dei virus.

«Gli IFN di tipo 1 modulano la risposta immunitaria non solo dopo  un’infezione virale ma anche nella SM» ricorda Laroni. «Il razionale per il suo  impiego all’inizio fu un possibile  effetto sulla produzione di  immunoglobuline, l’induzione di uno stato antivirale oppure il contrasto di molecole di IFN endogene proinfiammatorie».

In realtà, continua, gli studi effettuati finora dimostrano che l’ IFN ß-1a agisce su diversi punti chiave della risposta immunitaria alterata che caratterizzano la SM. Quest’ultima inizia  verosimilmente al di fuori del sistema  nervoso centrale (SNC), negli organi linfoidi secondari dove le cellule presentanti l’antigene espongono l’antigene  mielinico ai linfociti. «Su questo punto importante di  attivazione agisce l’IFN ß-1a: diversi studi dimostrano che sia in grado di modulare la presentazione dell’antigene da parte delle cellule dendritiche e dell’espressione di molecole costimolatorie (come PDL-1), fondamentali per determinare l’attivazione dei linfociti» afferma Laroni…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Sclerosi multipla, dalle evidenze consolidate alle nuove opportunità d’uso dell’interferone beta 1a #SIN20”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//neuro/sclerosi-multipla-dalle-evidenze-consolidate-alle-nuove-opportunit-duso-dellinterferone-beta-1a-sin20-34140