Insufficienza cardiaca (HF) acuta e carenza di ferro – Carbossimaltosio ferrico endovena permette di ridurre nuovi ricoveri e decessi
“I pazienti che sono stati ricoverati in ospedale per insufficienza cardiaca (HF) acuta e con carenza di ferro mostrano minore probabilità di tornare in ospedale se hanno ricevuto l’integrazione marziale per via endovenosa, secondo una ricerca presentata alle American Heart Association 2020 Scientific Sessions e pubblicata contemporanemente su “Lancet”
I partecipanti allo studio internazionale – denominato AFFIRM-AHF – sono stati stabilizzati dopo un episodio di HF acuta e hanno ricevuto carbossimaltosio ferrico per via endovenosa (una terapia sostitutiva del ferro) al momento della dimissione ospedaliera.
«La carenza di ferro è comune nei pazienti con HF ed è un fattore di rischio indipendente per ricovero ospedaliero e morte» ha detto Piotr Ponikowski, direttore del dipartimento di Malattie Cardiache presso l’Università di Medicina di Breslavia (Polonia), e autore principale dello studio.
«Abbiamo testato l’ipotesi che correggere la carenza di ferro con carbossimaltosio ferrico in pazienti ricoverati per un episodio di HF acuta e che hanno carenza di ferro fosse efficace nel ridurre il rischio di ricovero ricorrente e morte cardiovascolare» ha precisato.
Nello studio AFFIRM-AHF coinvolti 15 paesi e oltre 1.000 pazienti
Lo studio AFFIRM-AHF ha arruolato 1.108 pazienti multicentro, in doppio cieco e randomizzato svolto in 15 paesi (121 centri in Europa, Sud America e Singapore) che sono stati dimessi dopo un ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca acuta e hanno scoperto durante la loro degenza in ospedale di avere una carenza di ferro concomitante (definita come ferritina <100 g/L, o 100-299 g/L con saturazione della transferrina <20%)…”
Per continuare a leggere la news originale:
Fonte: “Scompenso cardiaco e carenza di ferro, carbossimaltosio ferrico endovena riduce nuovi ricoveri e decessi #AHA2020”, PHARMASTAR