Malattie rare – Sindrome di Rett, dimostrato effetto protettivo di Mirtazapina
“Studio congiunto pubblicato sulla rivista “Journal of Neurodevelopmental Disorders”
Uno studio congiunto, pubblicato sulla rivista Journal of Neurodevelopmental Disorders e condotto dal prof. Enrico Tongiorgi, coordinatore del progetto, con i dottori Javier Flores-Gutierrez e Giulia Natali dell’Università di Trieste in collaborazione con l’equipe dei dott. Joussef Hayek, Claudio De Felice, Silvia Leoncini e della prof.ssa Cinzia Signorini dell’Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, ha dimostrato che l’antidepressivo mirtazapina ha un effetto protettivo nei confronti della progressione di numerosi sintomi nella sindrome di Rett sia su un modello animale della malattia che nelle pazienti Rett adulte.
Sebbene classificata tra le malattie genetiche rare (frequenza 1:10.000 femmine nate), la patologia rappresenta la forma più frequente di deficit cognitivo grave nel sesso femminile ed è considerata un modello di malattia del neurosviluppo. Le bambine affette dalla malattia presentano un arresto dello sviluppo prima del secondo anno di vita seguito da microcefalia, deficit cognitivo, perdita dell’uso volontario delle mani, stereotipie e deficit motori. Molto frequenti epilessia, disturbi respiratori, ansia, irritabilità e deficit della deambulazione. La malattia peggiora progressivamente nel tempo e accompagna le pazienti fino all’età adulta. Ad oggi non esiste una cura definitiva della sindrome di Rett.
I ricercatori hanno analizzato gli effetti di un trattamento di 30 giorni su topi femmina adulte, e condotto un ampio studio retrospettivo su 40 pazienti adulte con sindrome di Rett trattate con mirtazapina per un periodo da 1 a 5 anni, confrontate con 40 pazienti non trattate. Lo studio dimostra che il trattamento a lungo termine con mirtazapina può arrestare la progressione della malattia nelle disfunzioni motorie e della respirazione portando ad un significativo miglioramento nelle interazioni sociali, della qualità del sonno, ed una netta riduzione dell’irritabilità e dei comportamenti aggressivi e autolesionistici. Il farmaco risulta efficace e ben tollerato nella maggioranza delle pazienti anche se 4 hanno mostrato un effetto di ansia-paradosso. Un punto chiave dello studio, sottolineato dai ricercatori, è quindi l’assenza di effetti collaterali significativi a lungo termine, sia nel modello sperimentale che nelle pazienti: un aspetto fondamentale in termini di futura utilizzabilità di questo farmaco nelle pazienti Rett.
La ricerca è stata finanziata in parte con fondi dell’Associazione italiana Rett AIRETT Onlus.
L’articolo è scaricabile (open access) dal sito della rivista: https://jneurodevdisorders.biomedcentral.com/articles/10.1186/s11689-020…
INFORMAZIONI AGGIUNTIVE
La sindrome di Rett è una grave malattia del neurosviluppo causata nella maggior parte dei casi (96%) da mutazioni del gene regolatore MECP2 situato sul cromosoma X e per la quale nessuna cura definitiva è finora disponibile.
Lo studio appena pubblicato riporta come nei topi femmina adulte, mirtazapina ha dimostrato un significativo miglioramento di alcune capacità motorie e in particolare i topi si sono dimostrati migliori nell’apprendere come salire su alcuni oggetti-giocattolo mantenendosi in equilibrio, rispetto ai non trattati. I ricercatori hanno osservato anche il recupero completo di un comportamento aberrante in cui i topi preferivano gli spazi aperti ed evitavano gli spazi chiusi, identificandone la causa nell’ipersensibilità dei baffi che i topi usano per sondare l’ambiente in condizioni di bassa illuminazione. L’ipersensibilità dei baffi conduce ad irritabilità e aggressività degli animali, due tipici sintomi della sindrome di Rett. Con un interessante parallelismo, nelle pazienti adulte mirtazapina ha dimostrato miglioramenti molto significativi nei sintomi di irritabilità/aggressività (irritabilità, iperattività, aggressività, auto-aggressività) e ha impedito il peggioramento nelle interazioni sociali, in particolare nella regressione delle capacità di comunicazione, deficit del linguaggio verbale, scarso contatto sociale/visivo, mancanza di reattività, ipomimia, mancanza di interesse/apatia – l’ultimo sintomo ha mostrato in effetti un miglioramento. Anche le disfunzioni motorie non risultavano peggiorate nel tempo, come è avvenuto per le pazienti non trattate, riguardo in particolare alle stereotipie della mano, difficoltà di alimentazione, distonia, discinesia, ipertonia/rigidità, iperreflessia, scoliosi. Infine, lo studio ha evidenziato che mirtazapina previene peggioramenti delle disfunzioni respiratorie/autonome come il trattenimento del respiro, l’iperventilazione e i disturbi vasomotori.
STORIA DELLO STUDIO
L’idea di testare l’antidepressivo mirtazapina nella sindrome di Rett è nata nel 2010 nel laboratorio dell’Università di Trieste diretto dal prof. Enrico Tongiorgi, per contrastare la riduzione della serotonina e noradrenalina e stimolare la produzione del fattore di crescita Brain-derived neurotrophic factor nei topi maschi privati del gene MeCP2, che rappresentano un modello della sindrome di Rett…”
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Fonte: “Dimostrato effetto protettivo di Mirtazapina nella sindrome di Rett”, Le Scienze