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Beta-bloccanti per curare l’ipertensione – In caso di infarto, nelle donne aumentano rischio di scompenso cardiaco

Un nuovo studio ha esaminato in che modo il sesso dei pazienti che fanno uso di questi farmaci può influire in caso di infarto del miocardio, mostrando un rischio più elevato tra le donne

Bologna – Le donne che assumono farmaci beta-bloccanti per il trattamento dell’ipertensione senza avere precedenti di malattie cardiovascolari sono più a rischio di essere colpite da scompenso cardiaco dopo aver subito un infarto del miocardio. È quanto rivela un nuovo studio pubblicato sulla rivista Hypertension e guidato da ricercatori dell’Università di Bologna.

I beta-bloccanti sono farmaci che riducono la pressione arteriosa. Nonostante oggi non siano più considerati un trattamento di prima linea, vengono comunque prescritti molto frequentemente a persone in età adulta con ipertensione arteriosa, condizione che è tra le cause principali delle patologie cardiovascolari.

Le linee guida oggi in uso per le terapie con questo tipo di farmaci non fanno differenza tra uomini e donne. In questo nuovo studio i ricercatori hanno però analizzato gli effetti della terapia beta-bloccante su uomini e donne e la successiva incidenza di scompenso cardiaco dopo un infarto, dimostrando che il sesso dei pazienti può avere un ruolo determinante.

“Le ricerche realizzate in passato sugli effetti dei farmaci beta-bloccanti si basavano su studi in cui i partecipanti erano in maggioranza uomini: noi abbiamo invece cercato di esaminare in che modo il sesso dei pazienti che fanno uso di questi farmaci può influire sulle complicanze di un infarto del miocardio, specificamente sullo scompenso cardiaco, che a tutt’oggi determina la morte di circa un paziente su quattro”, spiega Raffaele Bugiardini, professore di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università di Bologna che ha guidato il gruppo di ricerca.

“Le donne sono storicamente sottorappresentate nella maggior parte degli studi clinici sull’ipertensione arteriosa; è invece importante che in futuro ci sia una partecipazione equa di pazienti maschi e femmine, in modo da fare luce sulle disparità esistenti e sui trattamenti da mettere in campo di conseguenza: è tempo di realizzare che le donne non sono dei piccoli uomini, e che quindi necessitano di interventi medici differenziati”, prosegue Bugiardini.

Gli studiosi hanno analizzato i dati di 13.764 pazienti in 12 paesi europei, tutti con una diagnosi di ipertensione arteriosa e nessuna precedente storia di malattie cardiovascolari.

Gli esiti dello studio hanno mostrato che le donne ricoverate in ospedale per infarto del miocardio hanno in media un rischio del 4,6% maggiore rispetto agli uomini di sviluppare uno scompenso cardiaco acuto. Inoltre, le donne colpite dalla tipologia più grave di infarto del miocardio, noto come STEMI (Infarto miocardico con elevazione del segmento ST), hanno una probabilità ancora maggiore rispetto agli uomini – più alta del 6% – di sviluppare uno scompenso cardiaco.

Se si considera che la mortalità di tutti i pazienti (uomini e donne) che hanno sviluppato uno scompenso cardiaco dopo l’infarto risulta essere circa sette volte maggiore di quelli che dopo l’infarto non hanno avuto scompenso cardiaco, si capisce come per le donne questo fattore può incidere in modo determinante sulla loro sopravvivenza…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Beta-bloccanti per curare l’ipertensione: elevato rischio di scompenso cardiaco per le donne in caso di infarto”, insalutenews

Tratto da: https://www.insalutenews.it/in-salute/beta-bloccanti-per-curare-lipertensione-elevato-rischio-di-scompenso-cardiaco-per-le-donne-in-caso-di-infarto/