Tumore del fegato – Il trapianto si conferma la miglior cura
“Lo studio è stato pubblicato su The Lancet Oncology e coordinato dall’Int di Milano. Ha coinvolto nove Centri Trapianti italiani ed è durato nove anni, un esempio virtuoso di collaborazione e di sinergia tra strutture pubbliche. I dati emersi rafforzano il valore della donazione di organ. Cardillo (Cn) “L’Italia dei trapianti si conferma una realtà all’avanguardia”
Il trapianto di fegato si conferma la terapia più efficace per il carcinoma epatocellulare, la forma più comune di tumore del fegato.
È quanto emerge dallo studio coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e appena pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Oncology, che ne espande notevolmente le potenziali indicazioni e che dimostra la superiorità del trapianto su tutte le altre terapie non-chirurgiche attualmente utilizzate per questa malattia.
Per la prima volta, infatti, viene ufficialmente sottolineata la validità del trapianto anche per quelle forme di tumore epatico che per la loro dimensione superano i limiti definiti dai Criteri di Milano – i parametri utilizzati comunemente in tutto il mondo per selezionare i pazienti candidabili al trapianto – anch’essi elaborati anni fa dal gruppo di chirurghi e oncologi dell’Istituto dei Tumori milanese. Lo studio dimostra infatti che se tali forme più avanzate di tumore vengono “contenute” nella loro estensione per sufficiente tempo e con sufficiente efficacia, il trapianto ottiene risultati analoghi a quelli osservati per le forme più iniziali di tumore.
“I risultati di questo studio elevano la credibilità della chirurgia oncologica in generale e portano l’evidenza del trapianto come cura del cancro al livello scientifico più alto in assoluto. Sino ad oggi una tale dimostrazione di qualità ed efficacia non era mai stata ottenuta a livello internazionale – afferma Vincenzo Mazzaferro, Direttore della Uoc di Chirurgia generale a indirizzo oncologico 1 (Epato-gastro-pancreatico e Trapianto di Fegato) e ideatore e coordinatore dello studio – i risultati emersi infatti per la prima volta suggeriscono che, sulla base della risposta alle terapie loco-regionali contro i tumori epatici, oggi possono essere candidati al trapianto anche pazienti con forme intermedie o avanzate che fino ad ora venivano escluse da questa opzione”.
Lo studio ha coinvolto 74 pazienti tra i 18 e i 65 anni di età, con carcinoma epatocellulare, senza metastasi, sottoposti a varie terapie per ridurre le dimensioni del tumore. I pazienti sono stati quindi assegnati a due gruppi: il primo è stato sottoposto al trapianto di fegato e il secondo ha continuato ad essere seguito con le altre terapie non chirurgiche disponibili. I risultati osservati sono stati inequivocabili: a cinque anni, la sopravvivenza libera da eventi tumorali è stata del 76,8% nel gruppo dei pazienti che hanno eseguito il trapianto di fegato, contro il 18,3% nel gruppo di controllo.
I Centri che hanno contribuito allo studio e che negli anni hanno costruito questa forte collaborazione sono: l’Istituto Nazionale dei Tumori Irccs di Milano con il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Milano, l’Ospedale Cà Granda di Niguarda con l’Università Bicocca, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la Città della Salute e della Scienza e l’Università di Torino, l’Ospedale Maggiore Policlinico Irccs di Milano, l’Ospedale e l’Università Politecnica di Ancona, l’Università Tor Vergata e la Sapienza di Roma, l’Ismett di Palermo.
Come ha spiegato Mazzaferro, lo studio rappresenta quindi una pietra miliare nella storia delle terapie per il carcinoma epatocellulare e cambia l’attuale paradigma nel trattamento di questa importante forma tumorale: “I risultati confermano che il trapianto di fegato può essere parte della cura di questo tumore in qualsiasi momento della sua storia, ovvero in qualsiasi momento si osservi una sufficiente ‘risposta’ alle cure per un sufficiente periodo di tempo”…”
Per continuare a leggere la news originale:
Fonte: “Cancro del fegato. Il trapianto si conferma la miglior cura. Pubblicati i dati di uno studio multicentrico interamente italiano”, Quotidiano sanità
Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=86903