Crohn e Colite ulcerosa – L’efficacia degli inibitori dell’interleuchina 23
“Gli inibitori dell’interleuchina-23 sono efficaci per l’induzione e il mantenimento della remissione nella malattia di Crohn e nella colite ulcerosa, secondo quanto presentato alla Conferenza GUILD 2020 (Gastroenterology Updates IBD Liver Disease)
Uma Mahadevan, professore di medicina presso il Centro UCSF per la colite e la malattia di Crohn, durante la sua presentazione ha evidenziato diversi studi che sottolineano il raggiungimento e il mantenimento della remissione in pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali.
Ha citato uno studio che evidenzia come il 66% dei pazienti con malattia di Crohn (CD) che erano in remissione alla settimana 0 hanno mantenuto tale status anche alla settimana 44 dopo aver ricevuto ustekinumab, ogni 8 settimane.
Ustekinumab è un anticorpo monoclonale diretto contro l’interleuchina 12 e 23, approvato da un anno e mezzo nel nostro Paese per i pazienti con malattia di Crohn da moderata a severa.
Anche uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha evidenziato che il 47% dei pazienti con CD che assumeva ustekinumab ogni 8 settimane, e non quelli che assumevano corticosteroidi, manteneva la remissione.
Ustekinumab è stato in grado di far riacquistare una risposta nel 69% dei pazienti con CD con perdita parziale o secondaria della risposta in uno studio di Heron e colleghi.
Secondo Mahadevan: “se un paziente con malattia controllata con ustekinumab, ad un certo punto perde la risposta, quest’ultima può essere reindotta con una singola dose IV per poi continuare ogni 8 settimane”.
Mahadevan riferisce che, in pazienti con colite ulcerosa (UC) moderata o grave, ustekinumab ha permesso il raggiungimento della remissione clinica, il miglioramento endoscopico e istologico, ha consentito il mantenimento della risposta clinica ed è risultato efficace nei pazienti con precedenti fallimenti con biologici.
Mahadevan ha riferito che ustekinumab ha un eccellente profilo di sicurezza. I risultati dello studio PSOLAR hanno evidenziato che ustekinumab non ha aumentato il rischio di tumori, eventi cardiovascolari avversi maggiori, infezioni gravi o mortalità.
Uno studio condotto da Loftus e colleghi ha avuto come risultato che ustekinumab presentava un tasso inferiore di infezioni gravi e tubercolosi rispetto agli anti-TNF
“Se un paziente ha una malattia infiammatoria intestinale, non va somministrato un inibitore dell’IL-17″, ha sottolineato Mahadevan. Due studi hanno scoperto che brodalumab e secukinumab peggiorano il CD…”
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Fonte: “Malattia di Crohn e colite ulcerosa, efficacia degli inibitori dell’interleuchina 23”, PHARMASTAR