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Tumori alla vescica – Il fumo quintuplica le probabilità

In Italia sono 57 mila le donne affetta da tumore alla vescica. Attese nel 2018 circa 5.600 nuove diagnosi ‘accese’ e aumentate dal numero di donne dedite al fumo, riconosciuto fra i principali fattori di rischio per il tumore alla vescica, insieme a inquinanti ambientali e sostanze sintetiche tossiche. Difficile la diagnosi precoce a causa di campanelli di allarme quali cistiti emorragiche e/o il bisogno minzionale da ‘urgenza’, spesso sottovalutati

La sigaretta manda in fumo anche la salute intima delle donne e “accende” il rischio di alcuni tumori, in particolare della vescica e delle vie uroteliali superiori. Sono 57 mila le donne, in Italia, colpite da malattia (vs 212.000 uomini) secondo i dati Airtum (Associazione Italiana Registro Tumori) per un totale complessivo di 269.000 casi, ma solo per il 2018 sono attese fra le donne circa 5.600 nuove diagnosi. Con stime in crescita, direttamente proporzionali al numero aumentato di fumatrici, esposte a un rischio di malattia 4-5 volte superiore rispetto alle donne non fumatrici.

A preoccupare non sono solo i numeri ma anche la difficoltà di diagnosticare precocemente il tumore della vescica, spesso ‘ingannato’ da una sintomatologia subdola: cistiti emorragiche (che invece non vanno mai banalizzate né da parte del paziente, né del medico) e l’aumento della frequenza urinaria da urgenza. Arrivare prima significa, invece, più qualità di vita per la donna e opzioni di cura conservativa in caso di tumori superficiali, ovvero una chirurgia per via endoscopica eventualmente seguita da chemio o immunoterapia, contro terapie demolitive con l’asportazione dell’organo e dei linfonodi intaccati da malattia, combinata a chemioterapia e/o radioterapia in caso di tumori vescicali muscolo-invasivi.

Nuove e promettenti possibilità di cura si stanno profilando anche per alcune forme di malattia metastatica, trattabili efficacemente con l’immunoterapia. Come per i polmonari e delle altre vie respiratorie, l’astensione o la cessazione dal fumo è la prima azione protettiva e preventiva anche per i tumori vescicali, sebbene fra le donne (ex)fumatrici le probabilità di sviluppo di malattia non “si spengano” prima di 15 anni: un periodo molto lungo che spiega il potere nocivo del tabacco, non solo sulla vescica ma sulla salute generale dell’organismo. Questo tipo di tumore è all’attenzione degli oltre 2 mila urologi italiani e non solo che si ritrovano da ieri a Venezia per i lavori del loro 92° congresso nazionale.

“Fumo di sigaretta, sostanze derivate da coloranti e vernici, inquinamento ambientale – dichiara Walter Artibani, professore di Urologia e Segretario generale della Società Italiana di Urologia (Siu) – sono tra i principali e noti fattori di rischio del tumore alla vescica. Patologia che, secondo i dati AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori) coinvolge 269.000 italiani: 212.000 uomini (in cui rappresenta il quarto tumore per diffusione con circa 21.500 nuovi casi attesi per il 2018) e 57.000 donne fra le quali l’incidenza è sensibilmente minore con ‘solo’ 5.600 nuove diagnosi per lo stesso anno. Il fumo, tra i vari fattori di rischio, resta comunque il prioritario tanto da potere indurre un aumento delle probabilità di sviluppo di malattia, nelle donne fumatrici, di 4-5 volte superiore rispetto a coloro che non lo sono. Insorgenza che viene sollecitata dal contatto tra i cataboliti della nicotina con l’epitelio di rivestimento delle vie urinarie, l’urotelio”.

Sebbene l’incidenza del tumore vescicale sia più contenuta nella donna, la diagnosi resta più difficile e complessa. “Spesso la ‘scoperta’ è tardiva – spiega Artibani – a causa di fattori confondenti, in primo luogo la sottostima sia da parte della paziente che del medico delle cistiti emorragiche, le quali invece, così come qualsiasi altro episodio di ematuria macroscopica, anche episodico, non vanno mai banalizzate. Anzi, sono meritevoli di approfondimento diagnostico con ecografia addominopelvica, citologie urinarie e cistoscopia a seconda dei casi. Ovvero indagini che permettono di escludere la presenza di un tumore vescicale e/o di arrivare a una diagnosi precoce cui è legata una prognosi migliore e maggiori possibilità terapeutiche, anche conservative. Oltre alle cistiti emorragiche non vanno sottovalutati i disturbi persistenti di ‘sindrome da urgenza’ che aumentano il bisogno ‘impellente’ di urinare spesso”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Tumori alla vescica, 5.600 nuovi casi ogni anno nelle donne. Il fumo quintuplica le probabilità”, Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=77747