Fibromialgia – 12 Maggio, Giornata mondiale. Il ruolo della Reumatologia
“Ferrara, 10 maggio 2018 – Domenica 12 maggio è la Giornata Mondiale della Fibromialgia, una condizione clinica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associata a stanchezza, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. di attenzione, di memoria), problemi psichici (es. ansia, depressione), e ad un ampio insieme di sintomi somatici e neurovegetativi che possono avere un rilevante impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
La malattia
La fibromialgia è una condizione clinica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associata a stanchezza, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. di attenzione, di memoria), problemi psichici (es. ansia, depressione), e ad un ampio insieme di sintomi somatici e neurovegetativi che possono avere un rilevante impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
Sebbene ancora non siano state pienamente delucidate le cause ed i meccanismi che portano allo sviluppo della fibromialgia, vi è consenso nel ritenere questa condizione come il risultato di una dis-regolazione nei meccanismi di controllo del dolore e della sua amplificazione da parte del sistema nervoso centrale.
Nonostante la presenza di dolore in corrispondenza dei tessuti molli, muscoli, legamenti e tendini, la fibromialgia si caratterizza per l’assenza di infiammazione. Si distingue una forma primaria di fibromialgia ed una associata ad altre condizioni.
La fibromialgia è più frequente nelle donne rispetto agli uomini, e può svilupparsi a qualsiasi età. A livello internazionale si stima che la prevalenza sia compresa tra il 2-3% e l’8% e l’incidenza tra 7-11 casi annui per 1.000 persone. A livello nazionale, sono disponibili diverse stime sulla prevalenza della fibromialgia con valori che variano tra 1.1 e 3.7 % della popolazione generale.
La diagnosi
La diagnosi è essenzialmente clinica e si basa su sintomi caratteristici, alcuni specifici criteri e sull’esclusione di altre malattie, mediante una anamnesi ed una visita medica accurate ed un set molto limitato di esami di laboratorio.
Per la formulazione di una diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti contemporaneamente i seguenti 3 criteri:
- dolore diffuso in specifiche aree e regioni del corpo;
- presenza di sintomi caratteristici (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi, emicrania, dolore / crampi addominali, depressione) che compromettono la vita quotidiana;
- durata della sintomatologia pari ad almeno 3 mesi.
Per una persona affetta da fibromialgia trascorrono in media più di 2 anni prima della diagnosi, dopo almeno 3 differenti visite specialistiche e diversi esami.
Vi è un generale accordo sul fatto che l’iniziale presa in carico del paziente affetto da fibromialgia debba avvenire a livello dell’Assistenza Primaria, da parte del Medico di Famiglia, nell’ambito di un team multiprofessionale e interdisciplinare, come già avviene per la presa in carico di diverse patologie croniche. L’invio allo specialista reumatologo di riferimento dovrebbe essere previsto nei casi di incertezza della diagnosi e di refrattarietà al trattamento.
A livello nazionale la fibromialgia non rientra nell’elenco delle malattie croniche per le quali è prevista l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria (allegato al Decreto Ministeriale n.329 del 1999), e non risulta definito e condiviso uno specifico percorso assistenziale.
In Italia, la situazione è piuttosto variegata : nelle Provincie Autonome di Bolzano e Trento per la fibromialgia è stata riconosciuta l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria; in Valle d’Aosta e Veneto la fibromialgia è stata riconosciuta come patologia, senza prevedere l’esenzione; in Lombardia, Piemonte, e Toscana, è stata approvata da parte dei rispettivi Consigli regionali una mozione che impegna la Giunta al riconoscimento della fibromialgia tra le malattie croniche e invalidanti.
Il trattamento
Il trattamento della fibromialgia è finalizzato principalmente a ridurre o attenuare la gravità dei sintomi caratteristici (dolore cronico diffuso, affaticamento, disturbi del sonno, sintomi cognitivi) ed a migliorare la qualità della vita dei pazienti.
A fronte della variegata costellazione di sintomi che la caratterizzano l’approccio terapeutico non può che essere multidisciplinare e basato su un programma individualizzato di cura che includa diverse tipologie di interventi, farmacologici e non farmacologici.
Secondo le più recenti (2017) raccomandazioni internazionali dell’EULAR (European League Against Rheumatism) l’approccio dovrebbe essere graduale prevedendo nell’ordine: l’educazione del paziente; l’integrazione con trattamenti non farmacologici (in primis attività fisica) e, se insufficiente, l’integrazione con il trattamento farmacologico. Nel citato documento regionale è riportata un estesa disamina delle varie opzioni terapeutiche (farmacologiche e non) attualmente disponibili…”
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Fonte: “Giornata mondiale della Fibromialgia, il ruolo della Reumatologia”, insalutenews