Malattie rare – Malattia di Huntington, prime speranze di terapia grazie a oligonucleotide antisenso
“Un farmaco sperimentale ha dimostrato di essere in grado di ridurre i livelli di una proteina tossica presente nei pazienti con malattia di Huntington. Si tratta del primo passo importante per sperare di arrivare in futuro a un trattamento per questa devastante patologia degenerativa. I risultati di uno studio di fase I/IIa sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine (NEJM)
Il gene responsabile di questa grave patologia eurodegenerativa ereditaria è stato individuato quasi un trentennio fa, ma nonostante questo non esistono farmaci per trattare le cause alla base della malattia, che compare di solito all’età di 30-40 anni. Nel corso del tempo porta a sviluppare movimenti involontari noti come corea, oltre a gravi cambiamenti cognitivi e comportamentali. Fino al decesso del paziente, di solito dopo 15-20 anni di malattia.
La causa della malattia di Huntington è un frammento genetico aggiuntivo composto da 3 nucleotidi presente in molte copie sul gene HTT, che porta alla produzione di una versione mutata e tossica della proteina huntingtina. Si accumula nei neuroni fino ad alterarne il funzionamento e causarne la morte.
Impedire la produzione della proteina mutata
Il farmaco di Ionis e Roche, noto come RG6042, è un oligonucletide antisenso progettato per interferire con le istruzioni genetiche (Rna messaggero) che codificano per la proteina, impedendo che venga prodotta anziché modularne la funzione.
In uno studio randomizzato e in doppio cieco di fase I/IIa che ha coinvolto 46 pazienti con Huntington precoce, il trattamento con RG6042 si è dimostrato sicuro e ha comportato riduzioni dose-dipendenti della concentrazione di huntingtina mutata nel liquido cerebrospinale. Anche se questo non garantisce un beneficio clinico, resta il fatto che per la prima volta si è riusciti a ridurre i livelli della proteina.
«Questo trial supporta fortemente l’ulteriore sviluppo di RG6042 come trattamento per la malattia di Huntington», hanno scritto in un editoriale pubblicato sul NEJM Kenneth Fischbeck del National Institutes of Health e Nancy Wexler della Columbia University, nota per la sua partecipazione nella scoperta del gene HTT.
Efficace sulla proteina, ma è presto per un risultato clinico
I pazienti hanno ricevuto placebo o una di cinque dosi crescenti di RG6042 tramite iniezione intratecale ogni quattro settimane, per un totale di quattro somministrazioni. L’endpoint primario era la sicurezza, quello secondario era la farmacocinetica del composto nel liquido cerebrospinale e gli endpoint esplorativi prespecificati includevano la concentrazione di huntingtina mutata nel liquido cerebrospinale.
I ricercatori hanno prelevato campioni di liquido cerebrospinale per misurarne la concentrazione. Rispetto ai valori basali, sono state osservate riduzioni medie rispettivamente del 20%, 25%, 28%, 42% e 38% per le cinque dosi somministrate, mentre nei 12 pazienti sottoposti a placebo la huntingtina tossica è aumentata del 10%.
«La possibilità di ridurre la proteina mutata nel liquido cerebrospinale è la migliore notizia mai emersa in una sperimentazione clinica sulla malattia di Huntington», ha affermato Edward Wild, un neurologo dello University College di Londra. Ha tuttavia fatto presente che i risultati ancora non forniscono elementi sull’effetto finale del farmaco sui malati…”
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Fonte: “Malattia di Huntington, prime speranze di una terapia grazie a un oligonucleotide antisenso”, PHARMASTAR