Alzheimer – Lezione per una madre e per tutti i malati
“Alla fine, anche l’ultima luce si è spenta. Lo sguardo assente della malattia ha portato via ricordi, linguaggio e, quasi, anche identità. Ogni tanto, ed era il regalo più bello, lo sguardo assente si accendeva e gli occhi davano segno di seguire con lo sguardo chi era di fronte. All’improvviso, il buio si interrompeva per qualche secondo. Il viso si illuminava e un sorriso con gli occhi riaccendeva una persona. Identità e emozioni per un attimo ritrovati.
Ora si è spenta ogni luce. Mia madre è andata via. Ha smesso di combattere con una malattia che ti strappa a morsi progressivamente i ricordi, le immagini e le persone. Che ti ruba anche il corpo, ormai incapace di rispondere a parti di cervello che non ci sono più. E vanno via i movimenti volontari. Va via la capacità di articolare parola, di toccare, di assumere cibi.
La malattia di Alzheimer è qualcosa con cui fanno i conti migliaia di pazienti. Ancora di più sono quelli che attraversano il lungo percorso del prendersi cura di una persona cara, che progressivamente si dissolve.
Mia madre è andata via. È andata via mentre facevo lezione ai miei studenti. Ho vissuto il dolore, supplementare, di non esserle a fianco mentre le ultime fasi della malattia la portavano via. Quel dolore, inevitabile, mi ha -alla fine- dato forza.
Ho iniziato cinque anni fa a studiare l’Alzheimer. Dal punto di vista di quello che so fare meglio. Il ruolo eventuale del sonno e dei suoi meccanismi nella malattia o nel contribuire a peggiorare le conseguenze della malattia. Ne ho scritto a volte per questo giornale. A Roma, con la collaborazione del Policlinico Gemelli, è partito il più grande progetto mai fatto al mondo, sui rapporti tra alterazioni elettriche corticali nel sonno e nella veglia dei pazienti con Alzheimer.
Non è stato casuale. Prima dell’inizio del lungo percorso nella malattia di mia madre, avevo già perso mio padre e due zii per la stessa malattia. Ma non èstato neanche casuale che, mentre mia mamma mi lasciava, io fossi impegnato a fare lezione ai miei studenti.
Formare professionisti della Salute e fare Ricerca è tra le poche cose che so fare bene. È anche tra le poche cose che possono aiutare i tanti malati di Alzheimer ancora in vita e tutti coloro che si ammaleranno, in misura sempre maggiore, nei prossimi anni. Professionisti formati e conoscenze innovative fornite dalla Ricerca sono tra le poche certezze di quello che possiamo fare per la malattia di Alzheimer.
Non ero a fianco di mia madre mentre andava via, ma lo ero in una maniera diversa. Più dolorosa per me, ma potenzialmente più utile per tutti coloro che fanno o faranno i conti con la malattia…”
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Fonte: “Lezione per una madre e per tutti i malati di Alzheimer”, HUFFPOST