Fratture da fragilità – Emergenza sanitaria da affrontare con tempestività e mediante percorsi clinici, terapeutici e assistenziali condivisi
“Le fratture da fragilità rappresentano una vera e propria emergenza per il nostro Paese: in Italia, solo nel 2017, si sono verificati circa 600.000 casi che hanno richiesto ospedalizzazione, ma si tratta di un numero altamente sottostimato. Ritardo nelle diagnosi, mancanza di accesso alle terapie mirate e di continuità assistenziale sono i punti deboli dell’attuale percorso di presa in carico del paziente prima e dopo la frattura. La priorità per il futuro è la realizzazione di linee guida nazionali per i medici coinvolti nella gestione della fragilità ossea e delle fratture, e la creazione di Unità dipartimentali sul modello europeo per un approccio multidisciplinare
“Ancora oggi esiste purtroppo un gap di continuità assistenziale dopo un evento di frattura e manca una reale azione di prevenzione secondaria da parte degli specialisti e del medico di medicina generale. Questo accade principalmente a causa della mancanza di linee guida specificamente dedicate alle fratture da fragilità e vincolanti dal punto di vista medico-legale, che rendano quindi obbligatorio per il medico seguire un percorso di gestione, cura e assistenza standardizzato e uniforme a livello nazionale” commenta Maria Luisa Brandi, Presidente della Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso e Direttore SOD Malattie del Metabolismo Minerale e Osseo, AOU Careggi di Firenze. “La priorità per il futuro deve essere quindi la creazione di questo nuovo strumento di indirizzo per il paziente fratturato da fragilità che preveda anche meccanismi di controllo e verifica da parte di un Osservatorio”.
Secondo i dati della International Osteoporosis Foundation (IOF) le fratture da fragilità hanno interessato in Italia circa 600.000 persone solo nel 2017, ma si stima un’incidenza molto maggiore nella realtà. Questi dati prendono infatti in considerazione solo i casi di fratture ospedalizzate, ma le dimensioni di questa emergenza sono in realtà molto più ampie se si considera anche tutto il ‘sommerso’ non quantificato, ovvero tutte quelle fratture da fragilità che non sono state registrate perché senza ricovero. Sono circa 3.200.000 donne e 800.000 uomini colpiti da osteoporosi, che è la condizione che minaccia le ossa rendendole più fragili, ma di cui spesso non si percepiscono sintomi o segnali finché non si verifica una frattura, nella maggior parte dei casi causata da una caduta o un trauma banale.
“Gran parte delle persone affette da osteoporosi sono già affette anche dalle sue complicanze, ovvero da fratture da fragilità” spiega Maurizio Rossini, Professore Ordinario di Reumatologia, Università di Verona. “Queste sono spesso molto dolorose, ma possono anche manifestarsi con scarso dolore o può succedere che il dolore sia erroneamente attribuito ad altre malattie reumatiche e, in questi casi, la frattura viene diagnosticata molto in ritardo e solo casualmente. La presa in carico e il trattamento dei pazienti di conseguenza non sono tempestivi, con ripercussioni anche importanti in termini di disabilità e sulla qualità della vita”.
E il ritardo nella diagnosi non è purtroppo l’unico punto debole del percorso diagnostico terapeutico assistenziale delle fratture da fragilità. Oggi il paziente che subisce una frattura nella maggior parte dei casi viene dimesso dopo l’intervento chirurgico senza aver ricevuto una diagnosi di osteoporosi e una terapia appropriata. Manca quindi un corretto approccio alla prevenzione secondaria, finalizzata a ridurre in particolare il ‘rischio imminente di frattura’ ovvero l’aumento delle possibilità di ulteriori fratture nei due anni successivi a quella iniziale…”
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Fonte: “Fratture da fragilità, un’emergenza sanitaria da affrontare con tempestività e mediante percorsi clinici, terapeutici e assistenziali condivisi”, PHARMASTAR