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Beta-bloccanti post infarto in malattia coronarica stabile – Nessun beneficio su sopravvivenza

I beta-bloccanti non hanno alcun impatto sulla mortalità a oltre un anno in pazienti CAD stabili post-infarto del miocardio e non offrono alcun beneficio di sopravvivenza in pazienti stabili che non hanno avuto un infarto del miocardio. presentata a congresso dell?EQSC, l’analisi rappresenta 5 anni di follow-up del grande registro multinazionale CLARIFY

L’analisi ha dimostrato che anche i bloccanti dei canali del calcio (CCB) non hanno offerto alcuna protezione contro la mortalità in nessun momento.

“A un anno da un infarto miocardico, o in pazienti senza infarto miocardico precedente, sia i beta-bloccanti che gli antagonisti del calcio possono essere utilizzati per il sollievo dai sintomi, ma non si deve sperare in un beneficio in termini di mortalità “, ha detto Emmanuel Sorbets, MD (Imperial College Londra), in una sessione scientifica al Congresso della Società Europea di Cardiologia 2018.

Le attuali linee guida di pratica clinica in Europa raccomandano sia beta-bloccanti e / o CCB come terapia di prima linea per la riduzione dei sintomi in pazienti con CAD stabile (indicazione di classe IA). Le linee guida statunitensi, al contrario, raccomandano preferenzialmente i beta-bloccanti, con i CCB utilizzati per la riduzione dei sintomi quando i beta-bloccanti sono controindicati o provocano effetti collaterali inaccettabili.

“Il problema”, continua Sorbets, “è che non ci sono mai stati grandi studi randomizzati per testare gli effetti prognostici dei beta-bloccanti in questo gruppo di pazienti mentre invece le raccomandazioni sono state tratte da meta-analisi usando dati ricavati dal setting di IM acuto o da studi osservazionali. Per i CCB, gli unici trial randomizzati in CAD stabile sono obsoleti e non ci sono grosse analisi osservazionali”.

Per chiarire… lo studio CLARIFY
CLARIFY è un registro prospettico longitudinale che tiene traccia dei pazienti CAD stabili in 45 paesi. L’attuale analisi ha arruolato tra 10 e 15 pazienti consecutivi trattati da quasi 3.000 medici tra novembre 2009 e giugno 2010, seguendoli poi per 5 anni. In tutto, 22.006 pazienti sono stati avviati al trattamento con beta-bloccanti e 22.004 a quello con CCB.

Per essere inclusi, i pazienti dovevano aver avuto almeno uno dei seguenti:
•    IM precedente (> 3 mesi),
•    rivascolarizzazione precedente (> 3 mesi),
•    ischemia miocardica sintomatica provata
•    stenosi coronarica angiografica> 50%.
I ricercatori hanno escluso i pazienti con grave insufficienza cardiaca e altre condizioni “che interferiscono con l’aspettativa di vita”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Beta-bloccanti post infarto in malattia coronarica stabile: nessun vantaggio sulla sopravvivenza”; PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/cardio/beta-bloccanti-post-infarto-in-malattia-coronarica-stabile-nessun-vantaggio-sulla-sopravvivenza-27577