Tumori – Organoidi avatar per testare nuove terapie
“Un recente studio pubblicato su Science ha mostrato una buona corrispondenza tra pazienti affetti da tumore e una patologia fac-simile sviluppata in laboratorio su cui misurare gli effetti del trattamento. Si apre la strada per scegliere in via preliminare cure più appropriate al singolo paziente e studiare la biologia del cancro. Dal numero 160 del magazine
Il tutto è maggiore della somma delle sue parti” diceva Aristotele. Se riferito all’organismo umano il pensiero espresso dal filoso greco indica che i singoli organi, anche se considerati nel loro complesso, non potranno mai emulare l’organismo vivente nella sua complessità. Vero, però avere un piccolo organo in 3D, su cui testare nuove molecole e fare ricerca di base per comprendere la natura delle malattie, può essere utile eccome.
Hans Clevers, uno scienziato dell’Hubrecht Institute di Utrecht, nel 2009 presentò al mondo il primo organoide derivato dalle cellule staminali che rivestono l’intestino.
L’intestino in provetta servì a Clevers per testare i farmaci contro la fibrosi cistica, e l’esperimento riuscì con successo: oggi in Olanda la terapia viene assegnata al paziente (e rimborsata dall’assicurazione) solo se l’avatar del malato risponde positivamente durante il test preliminare.
Nel frattempo sono stati creati organoidi avatar di cervello, reni, fegato, pancreas, ghiandole prostatiche e anche diversi tipi di tumore per avere un’anteprima della risposta del paziente al trattamento. L’avatar da laboratorio non è dunque una novità, ma di recente un articolo pubblicato su Science (Patient-derived organoids model treatment response of metastatic gastrointestinal cancers) ne ha dimostrato ulteriormente la validità.
Il co-clinical trial
Un gruppo di ricercatori dell’Institute for Cancer Research di Londra, guidati dall’oncologo italiano Nicola Valeri, ha infatti realizzato un co-clinical trial (studi clinici paralleli in cui le risposte ai farmaci nei pazienti sono abbinate ai modelli preclinici di laboratorio per personalizzare il trattamento e comprendere i meccanismi della chemiosensibilità), testando in contemporanea i medicinali sui pazienti e sui rispettivi avatar per valutare la corrispondenza tra i due. Oggi per i co-clinical trial sono utilizzati modelli animali geneticamente ingegnerizzati o xenotrapianti derivati dal paziente, che presentano problemi logistici, etici ed economici. I ricercatori hanno creato quindi una sorta di biobanca vivente di organoidi, a partire da cellule metastatiche prelevate con biopsia da 71 pazienti con carcinoma colorettale e gastroesofageo metastatico, arruolati in quattro studi clinici prospettici di fase I e II. In questo modo hanno ricreato il tumore in laboratorio.
Una buona percentuale di successo
Dopodiché, su queste piccole strutture tridimensionali – grandi alcune decine o centinaia di micron – hanno testato 55 farmaci approvati o in fase finale di sperimentazione per i diversi tumori presi in esame, per capire quale fosse quello più efficace a seconda dei casi. In conclusione gli autori dello studio affermano che gli organoidi analizzati hanno mostrato una sensibilità del 100% e una specificità del 93%. Soprattutto è stato rilevato “un valore predittivo positivo dell’88% e un valore predittivo negativo del 100% nella risposta di previsione agli agenti mirati o alla chemioterapia nei pazienti”…”
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Fonte: “Organoidi avatar per testare nuove terapie: buone le prospettive”, ABOUTPHARMA