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Carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico – aggiunta di farmaco immunoterapico ‘atezolizumab’ a chemio più bevacizumab migliora sopravvivenza

L’aggiunta del farmaco immunoterapico atezolizumab a una terapia standard di prima linea per il carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico, con istologia non squamosa, cioè l’antiangiogenetico bevacizumab più la chemioterapia con carboplatino e paclitaxel, ha ridotto il rischio di decesso del 22% rispetto a bevacizumab più la chemioterapia. Il dato è uno dei risultati principali dello studio randomizzato di fase 3 IMpower 150, presentato a Chicago al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e pubblicato in contemporanea sul New England Journal of Medicine

La sopravvivenza globale (OS) mediana è risultata di 19,2 mesi nel braccio trattato con l’anti-PD1 in aggiunta a bevacizumab più chemio contro 14,7 mesi nel braccio trattato solo con bevacizumab più chemio (HR 0,78; IC al 95% 0,64-0,96; P 0,0164).

I dati aggiornati di sopravvivenza libera da progressione (PFS) presentati al congresso confermano, inoltre, che la combinazione contenente atezolizumab, un inibitore dei checkpoint immunitari diretto contro il ligando di PD-1 PD-L1, rallenta anche la progressione della malattia e ha ridotto del 41% il rischio di progressione o decesso.

La PFS mediana è risultata rispettivamente di 8,3 mesi contro 6,8 mesi (HR 0,59; IC 95%, 0,50-0,70; P < 0,0001).
“Lo studio IMpower150 ha centrato i suoi due endpoint primari, l’OS e la PFS e ha evidenziato un beneficio statisticamente e clinicamente significativo della combinazione di atezolizumab più bevacizumab e la chemioterapia rispetto ai soli bevacizumab e chemioterapia nel setting della terapia di prima linea per il cancro al polmone non a piccole cellule, non squamoso” ha detto il primo autore del trial, Mark A. Socinski, del Florida Hospital Cancer Institute di Orlando.

“Questo risultato è stato confermato non solo nei pazienti che esprimono PD-L1, ma anche in quelli PD-L1 negativi, che in questo studio erano circa il 50%” ha sottolineato ai microfoni di Pharmastar Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “Ciò implica che con questo farmaco non occorre necessariamente misurare l’espressione del ligando prima del trattamento, perché funziona in ogni caso, anche se in misura maggiore nei pazienti PD-L1 positivi”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Ca al polmone non squamoso, aggiunta di atezolizumab a chemio più bevacizumab in prima linea migliora la sopravvivenza. #ASCO2018”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news/oncoemato/ca-al-polmone-non-squamoso-aggiunta-di-atezolizumab-a-chemio-pi-bevacizumab-in-prima-linea-migliora-la-sopravvivenza-asco2018–27076