Patologie infettive e non – Quanto costa “nutrire” un malato in ospedale
“Nel quadro attuale di sostenibilità del SSN e di appropriatezza dei trattamenti, l’attenzione allo stato nutrizionale dei pazienti nei diversi contesti assistenziali sta per fortuna crescendo, se pur lentamente. I clinici sanno bene che la malnutrizione per eccesso o per difetto ha un impatto negativo su morbilità e mortalità ma c’è ancora una grande variabilità nella pratica clinico-assistenziale e la malnutrizione in Europa continua ad essere uno dei maggiori problemi sanitari, con una prevalenza che è mediamente del 10% nella popolazione generale con più di 70 anni e del 25% nella popolazione ospedalizzata (Ljungqvist Nutr Hosp 2009)
“Se poi caliamo gli interventi nutrizionali nei contesti clinici specifici è piuttosto frequente riscontrare un utilizzo erroneo (misuse) relativo al timing, alla durata, alla scelta di via di somministrazione e al contesto assistenziale.
Ancora più frequentemente si riscontra però l’inappropriatezza per difetto (underuse) riferibile al non trattamento di pazienti che, qualora fossero identificati come malnutriti, trarrebbero benefici dall’intervento nutrizionale – interviene la dott.ssa Tiziana Magnante, responsabile UOSD Nutrizione clinica ASL Rm1 PO San Filippo Neri in occasione del 3° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione clinica e Metabolismo SINuC a Torino dal 6 all’8 giugno.
Per esempio, in ambito ospedaliero l’incidenza delle complicanze infettive nel malnutrito è del 19,4%, mentre nel normonutrito è del 10.1% (Pichard et all 2009) considerando che il costo di un’infezione ospedaliera va dai 9.000,00 ai 10.500,00 euro (Menini BurdeN economico delle infezioni ospedaliere)”.
Tutto ciò ha un riflesso importante sui costi sanitari. “Riportando i dati del Presidio Ospedaliero San Filippo Neri – prosegue la dr.ssa Magnante – la spesa complessiva per farmaci è stata nel 2017 di 5.579.000,00 euro contro quella di 50.940,00 euro per le sole miscele nutrizionali: lo 0,97%, con un impatto economico francamente trascurabile! Al contrario, trattare precocemente pazienti con rischio nutrizionale da moderato a severo (con MUST uguale o maggiore di 2) con miscele nutrizionali specifiche e per una durata media di 6 giorni, porta un incremento di costi fissi di soli 240,00 euro per paziente, pari al 2,5% del costo ben più alto per il SSN di una complicanza infettiva evitata.
Pertanto l’appropriatezza è un valore in sanità solo nell’ottica condivisa che non rappresenti uno strumento di taglio della spesa ma di ridistribuzione delle risorse. La strategia per superare l’inappropriatezza clinica e organizzativa dovrebbe essere cioè guidata dal principio di disinvestimento e allocazione con l’obiettivo di raggiungere gli esiti migliori possibili per il paziente”…”
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Fonte: “Patologie infettive e non, quanto costa “nutrire” un malato in ospedale? I dati dal congresso SINuC”, PHARMASTAR