Infiammazione cronica – Anche se lieve, in grado di scatenare malattie
“L’accumulo di grasso, soprattutto a livello del giro vita – oltre 94-95 cm nell’uomo, oltre 80-82 cm nella donna – scatena un’infiammazione cronica di basso grado che, pur se invisibile ad occhio nudo, attiva una serie di processi che conducono al diabete, alle malattie cardiovascolari, al tumore
Torino – Prove molecolari dimostrano che diabete, malattie cardiovascolari, tumori hanno un denominatore comune: l’infiammazione cronica, lieve, invisibile ma devastante. Questo tipo di infiammazione cronica di basso grado e persistente si instaura lentamente e continua per decenni, anche per tutta la vita.
Scatenata dall’iperglicemia, ma anche da un eccesso di grassi circolanti nel sangue, l’infiammazione cronica, danneggia tessuti, organi e apparati, sia nella loro struttura anatomica che nelle funzioni fisiologiche, con effetti sistemici su tutto l’organismo.
Sul versante metabolico, per esempio a livello delle isole pancreatiche di Langerhans, l’infiammazione può determinare un’alterata secrezione di insulina sulle cellule bersaglio dell’insulina (es. fegato, tessuto adiposo), riducendo l’effetto biologico dell’ormone. Se questa infiammazione è presente nel fegato, l’insulina non riesce a inibire la produzione di glucosio da parte dell’organo.
Tra i responsabili molecolari accertati di questo processo c’è l’NFkB, un fattore di trascrizione che regola l’espressione di molti geni (stimolandone alcuni e silenziandone altri) e che svolge la sua azione in una sorta di stanza dei bottoni, posta al crocevia di vie metaboliche di importanza fondamentale non solo per i processi che conducono all’aterosclerosi, ma anche alla crescita tumorale.
Nella pratica clinica non è possibile ‘misurare’ l’NFkB, ma è possibile dosare nel sangue i livelli del RANKL, una proteina che legandosi al suo recettore (RANK), va ad attivare l’NFkB, che a sua volta determina e mantiene questa infiammazione cronica, capace di spianare la strada verso il diabete e le malattie cardiovascolari.
La risposta infiammatoria rappresenta un meccanismo di adattamento alla vita messo in atto da tutti gli organismi viventi, compreso l’uomo. Tuttavia, la modulazione dell’intensità della risposta infiammatoria è decisiva. Se troppo blanda, essa non è in grado di attivare i meccanismi di difesa susseguenti ad un attacco patogeno. Al contrario, se incontrollata, riduce le difese immunitarie e predispone all’insorgenza di complicanze e allo sviluppo di malattie cronico degenerative.
“In realtà, oggi la risposta infiammatoria può essere modulata attraverso vari meccanismi, compresi la dieta e l’utilizzo di specifici nutrienti – interviene Alessandro Laviano, Professore Associato di Medicina Interna presso il Dipartimento di Medicina Clinica, Università Sapienza di Roma, in occasione del 3° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Clinica SINuC a Torino dal 6 all’8 giugno – E’ per questo che l’infiammazione rappresenta uno dei principali bersagli terapeutici della Nutrizione Clinica, intesa come disciplina che studia il rapporto tra dieta, alimenti e nutrienti, da una parte, e patologie dall’altro. Un chiaro esempio del contributo della Nutrizione Clinica è dato da alcune recenti evidenze cliniche che dimostrano come la dieta di tipo occidentale o continentale stimoli di fatto un continuo stato di infiammazione che, a sua volta, predispone allo sviluppo di patologie cronico-degenerative. Al contrario, l’assunzione di una dieta ricca in nutrienti ad azione anti-infiammatoria, come la dieta mediterranea, riduce notoriamente il rischio di patologie cronico-degenerative”.
“In corso di malattia, modulare la risposta infiammatoria può contribuire all’efficacia della terapia farmacologica e a migliorare la prognosi – sottolinea a sua volta il professor Maurizio Muscaritoli, presidente SINuC – Nel caso della malattia neoplastica, questa è caratterizzata da un moderato ma cronico stato infiammatorio che favorisce la crescita tumorale, la resistenza alla chemioterapia e la progressiva distruzione dello stato di nutrizione con le sue conseguenze sulla qualità di vita.
L’aumento dell’assunzione dietetica di acidi grassi della classe omega-3, nutrienti con naturale azione anti-infiammatoria, può migliorare ad esempio lo stato nutrizionale e la sopravvivenza al tumore di quei pazienti con elevata risposta infiammatoria”…”
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Fonte: “Infiammazione cronica: anche se lieve è in grado di scatenare malattie”, insalute news