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Sclerosi multipla – Trattamento con ‘ocrelizumab’ riduce attività di malattia e progressione disabilità

Nuovi dati presentati al congresso americano AAN confermano l’efficacia di ocrelizumab nella sclerosi multipla recidivante (SMR) in base a diversi parametri relativi all’attività di malattia sottostante e alla progressione della disabilità. Le conferme arrivano da risonanza magnetica (RM), funzione cognitiva e biomarcatori di infiammazione e neurodegenerazione presenti nel liquido cefalorachidiano

I nuovi dati di sicurezza restano coerenti con il profilo beneficio-rischio favorevole di ocrelizumab, sia nella SMR sia nella sclerosi multipla primariamente progressiva (SMPP).

“I dati di ocrelizumab divulgati in occasione del convegno AAN evidenziano l’impatto esercitato da questa terapia diretta contro i linfociti B sul rallentamento della progressione della disabilità nella SM, avvalorando ulteriormente l’approccio del trattamento precoce.

Negli studi di estensione, i pazienti trattati con ocrelizumab in modo continuativo hanno manifestato una progressione della malattia inferiore rispetto a quelli che hanno iniziato la terapia in un momento successivo”, ha dichiarato Stephen Hauser, MD, presidente del Scientific Steering Committee degli studi OPERA, direttore del Weill Institute for Neurosciences e presidente del dipartimento di neurologia presso l’Università della California, San Francisco. “È incoraggiante continuare a constatare un effetto solido e un profilo di sicurezza consistente dopo quattro anni di dati”.

Attività cerebrale preservata
Come mostrato in una presentazione orale, nella quale sono stati presentati i dati relativi all’attività cerebrale alla RM misurata nel periodo randomizzato e nella fase di estensione in aperto (OLE) degli studi di fase III, i benefici apportati da ocrelizumab nella riduzione dell’attività di malattia sottostante la SMR si sono protratti per quattro anni di trattamento continuativo.
I pazienti che hanno proseguito la terapia con ocrelizumab hanno mantenuto un basso numero di lesioni in T1 captanti gadolinio (T1 Gd+) [0,017−0,00 lesioni T1 Gd+ per scansione] e di lesioni in T2 nuove e/o in espansione (T2 N/E) [0,052−0,072 lesioni T2 N/E per scansione] fino al secondo anno della fase OLE. I pazienti che sono passati dal trattamento con interferone beta-1a a ocrelizumab all’inizio del periodo OLE hanno evidenziato una soppressione completa delle lesioni T1 Gd+ per scansione al primo e al secondo anno (0,48−0,00 lesioni T1 Gd+ per scansione), nonché una riduzione delle lesioni T2 N/E per scansione pari all’85% e al 96% rispettivamente al primo e al secondo anno (2,16−0,33 e 0,08 lesioni T2 N/E per scansione).

Bassi tassi annualizzati di recidiva
Una seconda analisi a quattro anni presentata in un poster in occasione del convegno AAN ha dimostrato che i soggetti che hanno proseguito la terapia con ocrelizumab fino al secondo anno del periodo OLE hanno mantenuto bassi tassi annualizzati di recidiva (ARR) e una bassa progressione confermata della disabilità a 24 settimane (CDP24). I pazienti che sono passati dal trattamento con interferone beta-1a a ocrelizumab hanno manifestato una riduzione significativa dell’ARR e della CDP24 entro il primo anno, la quale si è mantenuta fino al secondo anno di trattamento…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Sclerosi multipla, ocrelizumab riduce attività di malattia e progressione disabilità”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/neuro/sclerosi-multipla-ocrelizumab-riduce-attivit-di-malattia-e-progressione-disabilit-26597