Alzheimer – In Colombia uno studio pionieristico
“In Colombia è partito uno studio pionieristico sul ruolo dell’enigmatica proteina tau nell’Alzheimer. I ricercatori sperano di identificare nuovi bersagli farmacologici studiando una mutazione genetica ereditaria che causa una forma precoce della malattia
Jhon Kennedy stava costruendo una casa per la sua famiglia quando si rese conto che il padre, di appena 45 anni, iniziava ad avere problemi a gestire la sua vita quotidiana. Cercava di aiutare nel progetto di costruzione, ma spesso dimenticava di portare a termine compiti semplici. E continuava a perdersi mentre tornava a casa dal lavoro.
Jhon Kennedy non ne fu sorpreso: anche i suoi quattro zii avevano iniziato a perdere i loro ricordi, uno dopo l’altro. Ma i medici di Antioquia, una regione rurale della Colombia nota per i suoi terreni montuosi e le piantagioni di caffè, non avevano mai sentito parlare di demenza precoce. Fu solo quando un cugino venne a conoscenza di uno studio sulla malattia di Alzheimer condotto all’Università di Antiochia a Medellín che i parenti di Jhon Kennedy capirono con quale malattia avessero a che fare. Da oltre trent’anni, i ricercatori stanno seguendo una mutazione genetica – comune nella regione – che fa sviluppare la malattia di Alzheimer già a 40-50 anni.
Nel corso di quest’anno, un team dell’università inizierà a eseguire la scansione del cervello di alcuni partecipanti allo studio sull’Alzheimer con una tecnica che è disponibile solo in alcuni importanti centri medici in tutto il mondo. Questo permetterà di monitorare una proteina, chiamata tau, che si accumula rapidamente nel cervello delle persone con la malattia, non appena i sintomi cominciano a manifestarsi. Guardare la formazione della proteina tau in tempo reale potrebbe rivelare il ruolo che ha nell’Alzheimer, dice Francisco Lopera, il neurologo che sta conducendo la ricerca.
Molti scienziati hanno a lungo pensato che la malattia sia innescata da un’altra proteina, la proteina amiloide, che si accumula nel cervello delle persone con la malattia di Alzheimer. Ma diversi farmaci che riducono i livelli di amiloide non sono riusciti ad alleviare i sintomi della malattia in studi clinici, aumentando l’interesse dei ricercatori per il ruolo della proteina tau.
Se tutto va bene, la squadra di Lopera sarà presto la prima, in Colombia, a essere in grado di fare una scansione cerebrale per osservare la proteina tau. Il team ha già condotto uno studio di imaging preliminare che ha prodotto dati promettenti.
A febbraio, Lopera e colleghi hanno pubblicato i risultati di uno studio pilota per il quale hanno portato 24 persone di una stessa famiglia colombiana in una struttura di Boston, e usato la tomografia a emissione di positroni (PET) per cercare la proteina tau nel cervello. I ricercatori hanno mostrato per la prima volta che la tau comincia ad accumularsi nel cervello delle persone con la mutazione Antioquia sei anni prima che inizino a mostrarsi i segni della malattia.
“Questo è uno studio molto importante,” dice Bruce Miller, neurologo comportamentale all’Università della California a San Francisco. “Penso che sia un’altra prova che la proteina tau è molto importante e ha una forte correlazione con i sintomi clinici”.
Eredità genetica
La mutazione genetica che ha colpito il padre e gli zii di Jhon Kennedy è ben nota nel campo della ricerca sull’Alzheimer. Probabilmente è arrivata in Sud America con i conquistatori spagnoli 375 anni fa, e ora ad Antiochia colpisce 25 famiglie estese, che hanno oltre 5000 membri. I ricercatori hanno pubblicato decine di articoli su questo gruppo, tra cui alcune delle prove più chiare che le placche amiloidi possono accumularsi nel cervello decenni prima che appaiano i sintomi del morbo di Alzheimer.
Ma quando sono emersi dubbi sul ruolo della proteina amiloide nel morbo di Alzheimer, i ricercatori hanno guardato più da vicino alla tau. Normalmente, questa proteina concorre a stabilizzare le strutture che permettono ai neuroni di comunicare tra loro. Le persone affette dal morbo di Alzheimer producono troppa tau disfunzionale, causando la formazione di aggrovigliate fibrille della proteina. La quantità di proteine sembra aumentare allo stesso ritmo dei sintomi manifestati da una persona.
Negli ultimi anni, i ricercatori hanno sviluppato biomarcatori radioattivi che, grazie alla PET, permettono di rilevare la proteina tau nel cervello di persone in vita. Studi realizzati con questa tecnica hanno dimostrato, per esempio, che l’accumulo di tau nei centri linguistici del cervello è correlato a problemi di linguaggio. Diversi gruppi di ricerca stanno avviando sperimentazioni cliniche di farmaci che eliminano la proteina tau dal cervello, anche se si tratta di lavori in una fase iniziale.
Jhon Kennedy e i suoi 11 fratelli hanno ciascuno il 50 per cento di probabilità di ereditare dal padre la mutazione del morbo di Alzheimer. Otto di loro si sono arruolati nello studio di Lopera e potrebbero essere tra le prime persone a sottoporsi alla ricerca della proteina tau in Colombia. Nessuno dei fratelli, compreso Jhon Kennedy, sa se è portatore della mutazione.
Attenzione alla proteina tau
Lo studio, iniziato nel 2013, è stato progettato per testare se il crenezumab, un farmaco che rimuove le placche amiloidi dal cervello, possa ridurre i sintomi dell’Alzheimer. Negli ultimi cinque anni il team di Lopera ha reclutato 252 partecipanti di età compresa tra i 30 e i 60 anni. I portatori della mutazione del morbo di Alzheimer inizieranno ad accumulare nel cervello la proteina amiloide, in media, a partire dai 30 anni.
Ogni partecipante alla sperimentazione riceverà infusioni di crenezumab o di un placebo ogni due settimane, per cinque anni. Il team di Lopera sta anche testando le loro capacità cognitive, facendo scansioni regolari del cervello per l’amiloide e ricercando nel sangue e di queste proteine e di altri biomarcatori che potrebbero essere i primi indicatori di malattia.
I ricercatori sperano di iniziare a mappare la proteina tau nel cervello dei partecipanti nei prossimi mesi, una volta ricevuto il permesso definitivo da parte degli enti di controllo per la produzione del marcatore radioattivo cruciale, GPT1. Quando questo accadrà, il team si unirà a un gruppetto di ricercatori che in tutto il mondo sta usando questa tecnologia. “E’ notevole che una popolazione che vive in un’area così remota abbia accesso ad alcune delle tecnologie più avanzate per la comprensione dell’Alzheimer”, afferma Kenneth Kosik, neuroscienziato all’Università della California a Santa Barbara…”
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Fonte: “In Colombia uno studio pionieristico sull’Alzheimer”, Le Scienze