Residenze per anziani – “costose e private”, la sfida dell’assistenza
“Presentati i primi dati del monitoraggio su 4 mila strutture dell’Osservatorio nazionale sulle case di riposo e sulle residenze per anziani dello Spi-Cgil. Il 74% ospita anziani non autosufficienti, ampia la forbice delle rette nel paese. “Sollecitare la politica costruire una legge sulla non autosufficienza”
ROMA – “Private, costose e poco trasparenti”: così sono le strutture residenziali per anziani in Italia secondo la fotografia dello Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati, che ha avviato l’Osservatorio nazionale sulle case di riposo e sulle residenze per anziani e ha presentato ieri alla Camera dei Deputati i primi dati del monitoraggio su 4 mila strutture in tutta Italia. Obiettivo dell’iniziativa è quello di sollecitare la politica nel costruire una legge sulla non autosufficienza, “dando così una risposta ai bisogni e ai problemi di milioni di persone e delle loro famiglie”. Il 74% di queste strutture ospita anziani non autosufficienti e oltre l’80% sono di medio-piccole dimensioni e non superano i 100 posti letto.
Il primo dato che balza all’occhio è la predominanza di strutture private su quelle pubbliche, infatti secondo il report del sindacato dei pensionati, solo il 14% delle strutture oggetto del monitoraggio sono pubbliche e gestite direttamente dai comuni, dalle associazioni o consorzi ad essi legate, da Aziende sanitarie o da Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (ASP). Il restante 86% sono invece gestite da privati, enti religiosi, Onlus, Fondazioni e cooperative.
Rette, la “forbice” tra pubblico e privato. A livello economico continuano ad essere convenienti le strutture pubbliche, le cui rette massime nel 46% dei casi non superano i 60 euro al giorno (circa 1.800 euro al mese). Di gran lunga inferiore alla spesa che le famiglie devono sostenere nelle strutture private, dove la retta può arrivare (nel 39% dei casi) oltre gli 80 euro giornalieri (circa 2.500 euro al mese). Tra queste ultime le più costose sono quelle riferite all’area profit (54% ha rette superiori agli 80 euro giornalieri), seguite da quelle gestite da cooperative, dalle Fondazioni e dagli enti religiosi. Le rette massime riguardano principalmente le strutture che si occupano di persone non autosufficienti e le strutture di grande dimensione, basse solo nel 17% dei casi mentre nel 45% superano gli 80 euro giornalieri.
Nel pubblico alto tasso di trasparenza. Altro dato importante che emerge dalla fotografia dello Spi Cgil è quello relativo alla trasparenza. Se infatti il 68% delle strutture fornisce informazioni ai propri assistiti o alle loro famiglie circa i servizi da esse erogati (77% ha un sito web), sono solo il 38% quelle che pubblicano la Carta dei servizi. Va decisamente meglio in quelle pubbliche, che nell’86% dei casi danno informazioni più o meno dettagliate. Nel privato poco più della metà degli enti religiosi che gestiscono strutture residenziali per anziani (il 55%) fornisce informazioni a fronte del 68% delle cooperative, il 69% delle aziende private di mercato, il 76% delle onlus e il 74% delle fondazioni…”
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Fonte: “Residenze per anziani “costose e private”: la sfida dell’assistenza”, SuperAbile INAIL
Tratto da: https://www.superabile.it/cs/superabile/normativa-e-diritti/20171025-residenze-per-anziani.html