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Alzheimer Una sinergia fra proteine

La gravità dei sintomi e della neurodegenerazione che caratterizzano l’Alzheimer è correlata ai livelli cerebrali di una proteina, indicata come proteina tau anomala, che però esercita i suoi effetti nocivi solo in presenza di un’altra proteina, chiamata ApoE. Il blocco della sinergia fra le due proteine potrebbe dunque essere un nuovo bersaglio terapeutico

Una proteina indicata con la sigla ApoE non solo è il “grilletto” che scatena l’Alzheimer, ma è anche il fattore che permette all’altra protagonista della malattia, la proteina tau, di sviluppare potentemente i suoi effetti tossici a livello cerebrale. La scoperta – opera di ricercatori della Washington University School of Medicine a St. Louis e pubblicata su “Nature” – indica quindi un nuovo bersaglio terapeutico: il blocco della sinergia fra ApoE, o apolipoproteina E, e tau.

Coltura cellulare di neuroni colpiti da Alzheimer.

Fin dai primi anni novanta è stato dimostrato che ApoE partecipa in modo significativo allo sviluppo della malattia di Alzheimer dirigendo l’accumulo attorno alle cellule cerebrali di placche di proteina beta amiloide, il più evidente marcatore biologico della malattia. Si ritiene anche che la proteina ApoE sia il fattore chiave affinché inizi a svilupparsi la malattia. Tuttavia, numero e dimensione delle placche amiloidi non sono correlati né all’intensità dei sintomi né al livello di perdita del tessuto cerebrale che caratterizza l’Alzheimer. Entrambi questi aspetti sono invece risultati correlati alla quantità di fibrille (ossia aggregati filiformi) anomale di un’altra proteina, la proteina tau, che normalmente all’interno della cellula contribuisce a stabilizzarne la struttura.

Per questo fra i ricercatori si era sviluppata una discussione su quale dovesse essere il bersaglio terapeutico privilegiato una volta che la malattia si fosse instaurata, se la proteina beta amiloide (e la ApoE che ne permette la formazione), oppure la proteina tau anomala.

Ora David Holtzman e colleghi sono ora riusciti a stabilire un nesso diretto fra l’azione di ApoE e la tossicità della proteina tau anomala. I ricercatori hanno creato topi geneticamente modificati che producono una versione anomala di tau e li hanno incrociati con ceppi di topi che esprimono le diverse varianti umane della proteina ApoE, e con un ceppo in cui la produzione di ApoE era disattivata.

Nove mesi dopo i ricercatori hanno esaminato il tessuto cerebrale degli esemplari, e così hanno constatato che tutti i topi che esprimevano varianti umane di ApoE avevano aggregazioni di fibrille di proteina tau e segni di degenerazione neurologica. Nel tessuto dei topi che invece producevano la proteina tau ma non ApoE non c’erano segni di morte neuronale. Questa, dice Holtzman, “è la prova definitiva” che ApoE ha un ruolo importante nella patologia dovuta alla proteina tau…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Una sinergia fra proteine per l’Alzheimer”, Le Scienze

Tratto dahttp://www.lescienze.it/news/2017/09/26/news/proteina_amiloide_tau_sinergia_alzheimer-3677198/