Angina – E’ in costante crescita, di più fra gli uomini
“La terapia farmacologica per controllare e ridurre questo sintomo per decenni è stata classificata dalle linee guida internazionali in due grandi categorie distinte: farmaci di prima scelta (beta-bloccanti, bloccanti dei canali del calcio, nitrati) e di seconda scelta (ivabradina, ranolazina, trimetazidina, nicorandil). Ma i più importanti esperti al mondo oggi suggeriscono un approccio personalizzato, “a diamante”, che superi quella distinzione e guardi alle caratteristiche del singolo paziente e della patogenesi.
L’angina infatti ha cause multiple: l’aterosclerosi, lo spasmo coronarico o le alterazioni del microcircolo. A seconda delle cause e della tipologia del paziente, la cura cambia. La nuova “via” è descritta in un articolo (A ‘diamond’ approach to personalized treatment of angina) pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista Nature Reviews e l’Italia ha offerto un contribuito decisivo alla ricerca, presentata oggi in un incontro con i giornalisti all’Ospedale San Carlo di Nancy.
“Proponiamo una rivoluzione del trattamento dell’angina stabile, per questo abbiamo stilato un documento di consenso che suggerisce un approccio diverso rispetto a quello contenuto nelle linee guida, identiche da decenni – spiega il prof. Roberto Ferrari, Direttore Cardiologia e Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara e primo autore dell’articolo -. La demarcazione fra le due categorie risponde solo alla tradizione, non è sostenuta da alcuna evidenza scientifica ed è contraria al principio di innovazione. I farmaci di prima scelta sono ancora efficaci ma sono stati introdotti più di 50 anni fa, i beta-bloccanti nel 1965, gli antagonisti del calcio nel 1974, i nitrati addirittura nel 1867. I farmaci considerati di seconda scelta sono innovativi e presentano meno effetti collaterali. Inoltre sono stati approvati dalle autorità regolatorie pochi anni fa in base a regole più stringenti rispetto a quelle in vigore in passato”.
“Ad esempio – continua il prof. Ferrari – gli studi clinici che hanno condotto all’approvazione dell’ivabradina hanno coinvolto più di 14mila pazienti, per i beta-bloccanti invece meno di 1.000 anche se, ovviamente, i beta-bloccanti sono stati utilizzati in milioni di pazienti, ma non in studi controllati. E non vi sono studi di confronto che ad esempio dimostrino che un beta-bloccante funziona meglio dell’ivabradina o della ranolazina. Le più recenti evidenze dimostrano anzi come risulti più efficace la strategia di associare più molecole con meccanismi d’azione sinergici (quali ad esempio beta-bloccanti, ivabradina, ranolazina e trimetazidina) piuttosto che l’aumento del dosaggio del solo beta-bloccante che spesso si associa ad effetti collaterali significativi e ad eventi avversi severi soprattutto nella popolazione anziana. L’uso di farmaci quali i nitrati a lunga durata di azione (cerotti o formulazioni orali) che rappresentano circa il 70% dei trattamenti anti-anginosi in Italia è poco o nulla efficace e può essere dannoso per i pazienti come sottolineato dallo Società Europea di Cardiologia. La distinzione rigida sostenuta dalle linee guida ha spesso determinato un uso acritico delle terapie di prima scelta da parte dei clinici senza considerare il paziente e la patologia di base che si trova dietro l’angina. Il nuovo approccio può essere particolarmente utile ai medici di famiglia e richiede un maggior sforzo da parte del clinico che è così indotto a considerare nel merito le condizioni del paziente, che potrebbe ad esempio presentare angina con tachicardia o bradicardia, ipertensione o ipotensione, fibrillazione atriale, diabete, malattia renale cronica o ipertiroidismo”…”
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Fonte: “Angina: in 10 anni +36% di casi fra gli uomini in Italia”, PHARMASTAR
Tratto da: https://www.pharmastar.it/news/cardio/angina-in-10-anni-36-di-casi-fra-gli-uomini-in-italia-24729