Disordine dello spettro della neuromielite ottica
L’età, lo stato sierico degli anticorpi anti-acquaporina-4 (AQP4-abs) ed eventuali attacchi precedenti sono fattori predittivi di ulteriori attacchi nei pazienti trattati per disordine dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD). Inoltre, azatioprina (AZA) e rituximab (RTX) risultano superiori all’interferone-beta (IFN-beta). Queste le conclusioni di uno studio pubblicato online sul “Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry”
«Il NMOSD è una rara malattia autoimmune del sistema nervoso centrale che si manifesta principalmente attraverso attacchi ricorrenti di neurite ottica e mielite trasversa estesa longitudinalmente» ricordano gli autori, coordinati da Ingo Kleiter, del Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale St. Josef presso l’Univeristà della Ruhr di Bochum (Germania).
«Gli AQP4-abs» proseguono «sono stati identificati come patogeni e la loro individuazione, oltre alla tipica manifestazione clinica, è un segno distintivo dei criteri diagnostici recentemente aggiornati. La presenza di AQP4-abs è anche correlata alla prognosi e al rischio d’attacco».
Mentre un decorso cronico progressivo di malattia è molto raro – continuano – gli attacchi infiammatori della patologia sono associati a un elevato rischio di persistenti disabilità, incluse paraplegia e cecità. La prevenzione degli attacchi con farmaci immunosoppressivi è attualmente considerato il miglior trattamento disponibile, aggiungono gli specialisti.
Gli interrogativi insoluti
«Oltre a classici farmaci immunosoppressori quali AZA o micofenolato mofetile (MMF), RTX è stato utilizzato sempre più per il trattamento dei pazienti con NMOSD dal 2005» specificano Kleiter e colleghi. «Tuttavia, attualmente esistono solo scarse evidenze sull’efficacia comparata dei trattamenti».
«Inoltre» proseguono gli autori «poco si sa circa i predittori di risposta del trattamento e non è noto se lo stato sierico AQP4-ab, il genere, l’età, la durata della malattia e altri parametri clinici siano associati alla sopravvivenza libera da attacchi sotto trattamento».
«Fintanto che mancheranno grandi coorti prospettiche o studi randomizzati, che sono difficili da eseguire a causa della rarità dell’NMOSD, gli studi di coorte retrospettivi sono il miglior approccio disponibile per acquisire ulteriori conoscenze sull’efficacia del trattamento e sui predittori della risposta al trattamento» dichiarano Kleiter e colleghi…”
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Fonte: “Disordine dello spettro della neuromielite ottica, accertati i fattori predittivi di ulteriori attacchi”; PHARMASTAR